Era il sette di maggio, giorno delle elezioni, e i primi risultati giungon dalle prigioni. C’era un compagno crepato là, era vent’anni la sua età C’era un compagno crepato là, era vent’anni la sua età.
Solo due giorni prima parlava Niccolai, Franco era coi compagni, decisi più che mai: «Cascasse il mondo sulla città quell’assassino non parlerà.” «Cascasse il mondo sulla città quell’assassino non parlerà.”
L’avevano arrestato, lungarno Gambacorti, gli sbirri dello Stato lo ammazzano dai colpi: «Rossa marmaglia, devi capir se scendi in piazza si può morir!” «Rossa marmaglia, devi capir se scendi in piazza si può morir!”
E dopo, nelle mani di Zanca e di Mallardo, continuano quei cani, continuano a pestarlo: “Te l’ho promesse sei mesi fa», gli dice Zanca senza pietà. “Te l’ho promesse sei mesi fa», gli dice Zanca senza pietà.
Rinchiuso come un cane, Franco sta male e muore. Ma arriva alla prigione solo un procuratore: domanda a Franco: « Perché eri là?” “ Per un’idea: la libertà.“ domanda a Franco: « Perché eri là?” “ Per un’idea: la libertà.”
Poi tutt’a un tratto han fretta: da morto fai paura; scatta l’operazione « rapida sepoltura »: «E’ solo un orfano, fallo sparir, nessuno a chiederlo potrà venir». «E’ solo un orfano, fallo sparir, nessuno a chiederlo potrà venir».
Ma invece è andata male, porci vi siete illusi, perché al suo funerale tremila pugni chiusi eran l’impegno, la volontà che questa lotta continuerà. Eran l’impegno, la volontà che questa lotta continuerà.
Era il sette di maggio, giorno delle elezioni, e i primi risultati giungan dalle prigioni. C’era un compagno crepato là, era vent’anni la sua età. C’era un compagno crepato là, per un’idea: la libertà.
E non si respira più E non ci si vede più Ma nella fuga, compagno Nella paura, compagno Come nella lotta, compagno Resterò sempre a fianco a te.
E, ventiquattro febbraio E, settantaquattro febbraio Sparano i poliziotti Sparano alle Murate Muore Giancarlo del Padrone
E non si respira più E non ci si vede più Si fan le barricate Tutti lanciamo sassi Contro gli scudi del potere
E il tetto delle Murate E’ pieno di carcerati Cantiam “Bandiera Rossa“ Scoppiano i candelotti Comincia ormai la caccia al rosso
E non se ne può più E il fiato ti va via Carican i celerini Ma rimaniamo ai nostri posti
Moschetti e manganelli Scoppiano i candelotti Ora siam senza armi Ma canterà presto il fucile
Giustizia sarà fatta Fuori, e nelle prigioni Contro padroni e questori Suonerà la giusta carica Della giustizia proletaria
E non si respira più E non ci si vede più Non scoraggiarti compagno Lotta e resisti compagno E costruisci la tua vittoria
E, ventiquattro febbraio E, settantaquattro febbraio Ma nella fuga, compagno Nella paura, compagno Come nella lotta, compagno Resterò sempre a fianco a te.
È mezzanotte e cominciano gli appostamenti ma chi ci sarà su quella 500 che scorrazza per la città?
Sono le due, la centrale si è mobilitata “a tutte le auto, è stato segnalato movimento in corso Italia”…
La polizia dello stato italiano ci garantisce la tranquillità che sempre l’ordine sia rispettato che si lavori in serenità
Tutte le notti si ripete la stessa storia sorveglianza stretta dei centri focali dove vengono fatte le scritte
E al comando c’è chi urla e chi si incazza “Questa volta basta, siete incapaci, io vaccio trasferir”…
La polizia dello stato italiano…
E sul giornale abbiamo letto questa mattina sui muri della questura c’era scritto in rosso “il potere a chi lavora”
Un poliziotto, inseguendo un gruppo di ribelli per caso è scivolato con la pistola in mano due colpi son partiti, ci sono 3 feriti denunciati..
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