AA.VV., Sull’operaismo, edizioni praxis, Palermo-Roma 1973 La matrice operaista del «Quaderni rossi» ha profondamente influenzato il movimento operaio degli anni Sessanta e la stessa sinistra di classe. Anche se oggi sembra entrato in crisi, l’operaismo e ancora presente in larghi strati dell’avanguardia uscita dalle lotte del ’68 e del ’69. La tendenza, o piuttosto la deviazione, operaista rappresenta uno degli ostacoli principali sulla via che conduce alla costruzione di una reale alternativa rivoluzionaria, in Italia e forse non soltanto in Italia. Sono questi i temi fondamentali di un dibattito svoltosi all’interno del Centro del Manifesto di Palermo, e che questo opuscolo propone ad una più ampia ed approfondita discussione.
AA.VV., I comunisti italiani e il Cile, Editori Riuniti, Roma 1973
Un grosso problema che ci impegna in sede politica, e che deve impegnare di più, in sede teorica, i marxisti e gli studiosi avanzati dell’Italia e dei paesi dell’Occidente, è come far sì che un programma di profonde trasformazioni sociali – che determina necessariamente reazioni di ogni tipo da parte dei gruppi retrivi – non venga effettuato in modo da sospingere in posizione di ostilità vasti strati dei ceti intermedi, ma riceva invece, in tutte le sue fasi, il consenso della grande maggioranza della popolazione. Ciò, evidentemente, comporta un’attenta scelta delle priorità e dei tempi delle trasformazioni sociali e comporta, di conseguenza, l’adoperarsi non solo per evitare un collasso dell’economia ma per garantire anzi, anche nelle fasi critiche di passaggio a nuovi assetti sociali, l’efficienza del processo economico. Questo è certamente uno dei problemi vitali che ha dinanzi a sé un governo di forze lavoratrici e popolari; ma è un problema altrettanto fondamentale in un paese come l’Italia, ove una forza grande come la nostra, uscita da tempo dal terreno della pura propaganda, cerca, fin da ora, dall’opposizione, con l’arma della pressione di massa e dell’iniziativa politica unitaria, di imporre l’avvio di un programma di trasformazioni sociali. (Enrico Berlinguer).
Nel 1970 un gruppo di consigli di fabbrica comincia a pubblicare propri giornali e bollettini. Nei due anni successivi il loro numero aumenta parallelamente con l’estendersi e il consolidarsi dei nuovi organismi di fabbrica. Si manifesta così e in breve si afferma una forma di giornalismo del tutto nuovo, anche rispetto a tutti gli altri giornali che precedentemente erano stati redatti nella fabbrica e per la fabbrica o concepiti per un pubblico di lettori operai. I caratteri di novità sono dati anzitutto dal tipo di gestione unitaria e dalla partecipazione di operai e impiegati alla preparazione e alla raccolta del materiale pubblicato. Non si tratta più, oltretutto, salvo rare eccezioni, di scritti che vengono dall’esterno. Perciò la pubblicazione di fabbrica non riproduce meccanicamente i livelli di mediazione sui cui si attesta il processo unitario ai vertici del sindacato nelle posizioni ufficiali. La stessa natura del consiglio, che è rappresentante diretto di tutti i lavoratori occupati in un’azienda, che è quotidianamente e direttamente esposto ai successi e ai contraccolpi di una situazione conflittuale, dà al suo giornale un carattere d’immediatezza nel rispecchiare, oltre che gli avvenimenti, le tendenze, le discussioni, i rapporti interni alla fabbrica. Di conseguenza esso è anche lo specchio più nitido del grado di maturazione della collettività operaia che vi opera e della cultura che vi si esprime a livello politico, sia nella partecipazione ai conflitti sindacali e di lavoro, sia nelle proposte alternative sui problemi di politica generale. Questo carattere di novità è assicurato dalla stessa organizzazione che i consigli danno in genere al lavoro di impostazione e di redazione dei loro giornali. Del giornale e responsabile un’apposita commissione, ma tutto il consiglio legge e discute il materiale prima di passarlo alla stampa. Raramente si utilizzano collaborazioni esterne, chi scrive, nella maggior parte dei casi, è membro del consiglio. Gli interventi di base, di singoli lavoratori o ili interi collettivi di reparto, non sono rari. spesso vengono previsti sistematicamente nelle pagine riservate agli «interventi dai reparti» o al dibattito…
Vygodskij Vitalij, Introduzione ai «Grundrisse» di Marx, La Nuova italia, Firenze 1974
Secondo l’interpretazione di Vygodskij, due sarebbero le scoperte fatte da Marx: la concezione materialistico-dialettica della storia e la teoria del valore e del plusvalore, delle quali la seconda è diretta conseguenza della prima. Sulla teoria marxiana del valore e del plusvalore, vista nella sua genesi tramite una decisa rottura con i classici dell’economia politica, l’autore concentra una particolare attenzione. Di tale teoria si ha la prima elaborazione nei Grundrisse der Kritik der politischen ökonomie (ed. it. Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, 2 volumi, Firenze, La Nuova Italia 1968–1970), opera della quale viene qui sottolineata tutta la rilevanza in sede metodologica. Questo monumentale abbozzo della critica marxiana dell’economia politica non è stato forse sufficientemente studiato e analizzato, pur offrendo esso tutti gli elementi fondamentali del «laboratorio creativo» di Marx e contenendo anzi elementi che non si ritrovano più nelle opere marxiane della maturità. Ecco perché l’economista sovietico ha qui giustamente evidenziato il rapporto organico tra i Grundrisse, le Teorie sul plusvalore e il Capitale. Ed ecco perché si è scelto il titolo Introduzione ai «Grundrisse» per l’edizione italiana di questo libro, che pure studia le tappe del pensiero economico di Marx tra il 1850 e il 1863.
S. Bologna, P. Carpignano, A. Negri, Crisi e organizzazione operaia, Feltrinelli, Milano 1974
Negli anni stessi in cui formula il progetto definitivo del Capitale, Marx si trova di fronte ad una impressionante «rivoluzione dall’alto» da parte dello stato capitalistico. Mutano alcune delle strutture fondamentali dei meccanismi d’accumulazione e degli strumenti con cui la borghesia ne garantisce la continuità; ciò è più importante, come dice Marx, «di tutti i manifesti italiani, di tutti i proclami dei gruppi cospirativi» alludendo agli sforzi insurrezionistici dei mazziniani, dei minoritari di professione. La rivoluzione operaia viene preparata più dai mutamenti di struttura dello stato borghese che dai gesti isolati dei cospiratori. È vero che oggi ci si presentano gli stessi problemi? È vero che dalla fine della guerra del Vietnam un progetto colossale di ridimensionamento della composizione organica di capitale viene portato avanti dal capitale stesso? È vero che la crisi dell’agosto 1971 non è stata semplicemente la crisi del dollaro come moneta mondiale, ma la crisi della forma denaro in quanto tale? È vero che l’unificazione del mercato mondiale capitalistico, con l’integrazione del blocco sovietico e del Terzo Mondo produttore di materie prime, è una nuova poderosa «rivoluzione dall’alto» che prepara il terreno alla rivoluzione operaia? È vero che su questo terreno si costruisce oggi l’organizzazione internazionale di classe? Gli autori di questi saggi credono di sì: con una differenza, però, rispetto all’ottica marxiana, e cioè che gli anni Sessanta hanno portato una tale ricchezza e complessità di comportamenti insubordinati, una tale radicalità nel rifiuto operaio e proletario dello sfruttamento, che oggi ci troviamo di fronte non soltanto i proclami di gruppi cospirativi isolati, ma un cammino enorme già compiuto dalla rivoluzione operaia verso il comunismo. E tale è stato il peso di questo intervento operaio negli anni Sessanta che ad esso vanno ricondotte non solo le esigenze di ristrutturazione della composizione organica, ma anche il riferimento politico delle esperienze minoritarie e cospirative. La lunga marcia del lavoro necessario contro il pluslavoro ha lasciato dei segni: nel corpo del capitale, nella composizione politica di classe, nelle organizzazioni. Ed è il segno qualificante, quello con cui si fanno i conti. I tre saggi compresi in questo volume: Moneta e crisi: Marx corrispondente della «New York Daily Tribune» 1856–57 (Bologna), Note su classe operaia e capitale in America negli anni Sessanta (Carpignano), Partito operaio contro il lavoro (Negri), tentano, da diversi approcci, una prima definizione di questi problemi e una prima risposta a questi interrogativi.
Sergio Bologna insegna Storia del movimento operaio all’Università di Padova. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui La Chiesa Confessante sotto il nazismo (Feltrinelli, 1967) e ha collaborato al volume collettaneo Operai e Stato (Feltrinelli, 1972). Fa parte del comitato direttivo della rivista «Primo Maggio». Paolo Carpignano lavora in campo sociologico al Graduate Center della City University di New York. Antonio Negri insegna Dottrina dello Stato all’Università di Padova. Oltre a parecchi saggi di storia della filosofia e di scienza politica, ha pubblicato, presso Feltrinelli, Crisi dello Stato-piano, comunismo e organizzazione (Opuscoli marxisti 1, 1974) e ha collaborato al volume Operai e Stato. Ha partecipato alla redazione di «Quaderni rossi», «classe operaia», «Contropiano» e «Potere Operaio».
Franco Berardi, Scrittura e Movimento, Marsilio, Venezia 1974
Le lotte operaie e studentesche, tutto quello che è accaduto dal ’68 a oggi, ha provocato una frattura tra movimento reale e movimento interno alle pratiche significanti, dalla letteratura e dalle arti e dallaloro teoria. Oggi una modificazione di questo rapporto non può passare attraverso una semplice riattivazione delle istituzioni. Non è soltanto una questione di trasformazione dei contenuti o delle intenzioni. Si tratta invece di mettere in discussione e trasformare il modo di produzione del testo. E far questo significa uscire dall’istituzione, trasformare il modo della scrittura, il processo della scrittura. Per Berardi trasformare e collettivizzare il soggetto e il modo di produzione è l’unica strada per riaprire il rapporto tra movimento reale e pratiche significanti; tra processo rivoluzionario e letteratura, tra processo rivoluzionario e conoscenza, tra processo rivoluzionario e teoria.
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