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di Romo­lo Gobbi

Scrit­to alla fine degli anni Ottan­ta, que­sto libro ha un indi­scus­so pro­ta­go­ni­sta: l’operaismo, gene­ri­ca­men­te inte­so come cen­tra­li­tà poli­ti­ca del pun­to di vista del­la clas­se ope­ra­ia e del­le sue lot­te. Talo­ra assun­to come linea stra­te­gi­ca, talal­tra con­dan­na­to come for­ma di estre­mi­smo, l’operaismo ha attra­ver­sa­to la sto­ria del movi­men­to ope­ra­io e comu­ni­sta lun­go tut­to il Nove­cen­to. Dai dibat­ti­ti segui­ti alla Rivo­lu­zio­ne bol­sce­vi­ca alle posi­zio­ni di Gram­sci, dal­la Resi­sten­za alle svol­te del Pci, dal movi­men­to stu­den­te­sco del ’68 al ’77, l’autore riper­cor­re e ana­liz­za la sto­ria, l’importanza e i limi­ti del­le diver­se ipo­te­si ope­rai­ste. Soprat­tut­to, si sof­fer­ma sull’operaismo ita­lia­no degli anni Ses­san­ta, sul­le sue pecu­lia­ri­tà e dif­fe­ren­ze. Qui il rac­con­to vie­ne fat­to in pri­ma per­so­na, per­ché Gob­bi è sta­to uno dei pro­ta­go­ni­sti dei «Qua­der­ni ros­si», di «Gat­to sel­vag­gio» e di «clas­se ope­ra­ia», mili­tan­te e orga­niz­za­to­re del­le inchie­ste e del­le lot­te ope­ra­ie e stu­den­te­sche nel­la cit­tà-fab­bri­ca per eccel­len­za, Tori­no.
Il carat­te­re auto­bio­gra­fi­co fa assu­me­re al testo un tono iro­ni­co e ric­co di gusto­si aned­do­ti, sen­za mai per­de­re il rigo­re dell’analisi sto­ri­ca. Leg­gen­do que­ste pagi­ne, tro­ve­re­te tut­to quel­lo che avre­ste volu­to sape­re sull’operaismo ma non ave­te mai osa­to chie­de­re.
La pre­sen­te edi­zio­ne è arric­chi­ta da una post­fa­zio­ne e da un’intervista all’autore sul suo per­cor­so teorico-politico.