Antonio Negri, Macchina tempo, Feltrinelli, Milano 1982 Antonio Negri raccoglie in questo volume una serie di saggi, redatti negli ultimi cinque anni, che muovono dal rompicapo della transizione al comunismo. L’analisi parte dalla consapevolezza che la descrizione marxiana della transizione come processo lineare è insostenibile: tale descrizione presuppone una metodologia obiettivistica e un metodo dialettico che risultano inutilizzabili nelle «società postindustriali» – in termini marxiani, nella fase di «sussunzione reale della società sotto il capitale». Gli antagonismi di questa fase di sviluppo e di crisi del capitalismo vanno quindi descritti a partire da nuovi approcci metodici e storici. In particolare, contro una concezione lineare della transizione, si sottolinea l’equazione strutturale «sussunzione = crisi», – e a quest’assunzione comporta un radicale rinnovamento nell’analisi dei soggetti asociali della lotta di classe, delle dimensioni sociali dello sfruttamento, delle prospettive determinate dal processo rivoluzionario. Incrociandosi con le teorie contemporanee del neofunzionalismo e con le varie versioni dell’epistemologia e della logica sociali, e in particolare con le concezioni del tempo che le teorie della società postindustriale hanno elaborato, Negri comincia qui a esplorare i percorsi di una alternativa rivoluzionaria possibile e il senso di una prospettiva autonoma, costruiva e produttiva del tempo liberato da parte dei soggetti sociali dell’insubordinazione. I contenuti positivi e ricostruttivi di un soggetto che ha distrutto gli equilibri della vecchia società e l’ha costretta a un’insopportabile irrequietezza critica, cominciano qui a essere tratteggiati. «Macchina tempo» è il proletariato sociale che mostra la positività di un’azione alternativa e autovalorizzante, coestensiva alla crisi capitalistica che esso stesso continuamente induce. Le doglie di questa rivoluzione sociale e il margine oscuro del potere «in ultima istanza» (ossia il fascismo e il terrorismo nucleare) non possono nascondere la felicità del soggetto che questo cammino sta compiendo, la sua logica e il progetto che determinano, attraversano e forse superano la crisi. Parole d’ordine per la vita, per la pace, «oltre il rifiuto del lavoro», per la liberazione dell’intero tempo della vita, – e d’altra parte proposte di nuova istuzionalità per l’egemonia dell’«operaio sociale», divengono a questo punto le nuove vie della liberazione.
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