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Per il Potere Operaio n. 1

  • Rom­pe­re la media­zio­ne isti­tu­zio­na­le, arma­re il pro­gram­ma comu­ni­sta – pag. 1 
  • Il carat­te­re nuo­vo del­la media­zio­ne poli­ti­ca – pag. 1 
  • Guer­ra al gover­no Andreot­ti – pag. 4 
  • La con­giun­tu­ra inter­na­zio­na­le – pag. 6 
  • La ricon­ver­sio­ne indu­stria­le – pag. 10 
  • Mao a Shan­gai – pag. 14 

Mao a Shangai

 MAO A SHANGAI

Alla fine degli anni ’50 il gran­de bal­zo in avan­ti si chiu­de con un mez­zo insuc­ces­so. L’e­nor­me sfor­zo di mobi­li­ta­zio­ne ha scon­fit­to la mise­ria, la fame, le malat­tie, i pre­giu­di­zi che ave­va­no reso dispe­ra­ta per seco­li la con­di­zio­ne uma­na di un quar­to del­la popo­la­zio­ne del pia­ne­ta. Le vec­chie clas­si sono sta­te distrut­te, i vec­chi rap­por­ti socia­li di pro­du­zio­ne a base feu­da­le scom­par­si per sem­pre. Nuo­ve clas­si appa­io­no alla ribal­ta e le ten­sio­ni tra di esse esplo­do­no in scon­tro aper­to: nel par­ti­to e nel pae­se ripren­de il dibat­ti­to sul­la accu­mu­la­zio­ne pri­mi­ti­va. Nel­le cam­pa­gne il movi­men­to del­le comu­ni e del­le coo­pe­ra­ti­ve ha per­mes­so l’utilizzo di tut­te le risor­sa dispo­ni­bi­li e pri­ma di tut­to del­la risor­sa prin­ci­pa­le, quel­la del lavo­ro. Ma sul lavo­ro dei con­ta­di­ni si è basa­to anche lo svi­lup­po del­l’in­du­stria e da essa si richie­de il poten­zia­men­to e l’ac­cre­sci­men­to del­le capa­ci­tà pro­dut­ti­ve attra­ver­so il mac­chi­na­rio, cioè la tec­ni­ca, e la chi­mi­ca, cioè i con­ci­mi. Il tra­sfe­ri­men­to di risor­se che intan­to lo sta­to e il par­ti­to han­no deter­mi­na­to dal­le cam­pa­gne alle cit­tà pro­du­ce con una acce­le-razio­ne e una mobi­li­tà mai viste, la crea­zio­ne e la socia­liz­za­zio­ne di clas­se ope­ra­ia che, con­cen­tra­ta a milio­ni nei gran­di cen­tri di pro­du­zio­ne, comin­cia ad affer­ma­re il suo anta­go­ni­smo irri­du­ci­bi­le agli stes­si rap­por­ti di pro­du­zio­ne che inces­san­te­men­te la ripro­du­co­no. Si trat­ta a que­sto pun­to di ricom­por­re la frat­tu­ra di clas­se fra cit­tà e cam­pa­gna, e il par­ti­to si tro­va impo­ten­te a que­sto pas­sag­gio. È lo sta­to, in nome del­l’in­te­res­se gene­ra­le, che affron­ta il pro­ble­ma. La lot­ta all’in­ter­no del par­ti­to su que­sto pun­to è duris­si­ma. Mao vie­ne mes­so in mino­ran­za nel Comi­ta­to Cen­tra­le, vie­ne scon­fit­to, è ormai fini­to. Liu-Schiao-Chi diven­ta pre­si­den­te del­la repub­bli­ca. Ma cosa suc­ce­de vera­men­te den­tro alla clas­se ope­ra­ia? Sia­mo agli ini­zi degli anni ’60, il pro­ces­so di indu­stria­liz­za­zio­ne, alme­no per alcu­ni gran­di cen­tri, è con­clu­so: cer­ta­men­te a Shan­gai dove si con­cen­tra­no, si ammas­sa­no, nove milio­ni di ope­rai. Fati­co­sa­men­te comin­cia­no le pri­me lot­te, i pri­mi scio­pe­ri con­tro il ven­ta­glio del­le cate­go­rie, che sono ven­ti­due, a cui cor­ri­spon­do­no ven­ti­due para­me­tri sala­ria­li, con­tro le qua­li­fi­che, con­tro la divi­sio­ne tra lavo­ro tec­ni­co e lavo­ro manua­le, con­tro la gerar­chia del lavo­ro, con­tro l’u­so neu­tra­le del­la tec­no­lo­gia e del­la scien­za. La lot­ta tra le due linee par­te cer­ta­men­te dal­la nuo­va com­po­si­zio­ne di clas­se, ma la solu­zio­ne a cui si per­vie­ne tie­ne sul­lo sfon­do le ragio­ni di clas­se del con­flit­to. L’il­lu­sio­ne che Liu acca­rez­za è di pie­ga­re alle neces­si­tà del­l’ac­cu­mu­la­zio­ne la crea­zio­ne acce­le­ra­ta di clas­se ope­ra­ia, inse­ri­ta però nel pia­no, quin­di rego­la­ta ed equi­li­bra­ta dal­l’in­te­res­se gene­ra­le. In que­sto qua­dro il rego­la­to­re supre­mo è lo sta­to, la leg­ge è la neces­si­tà del­la pro­du­zio­ne, il meto­do è l’au­men­to del­la pro­dut­ti­vi­tà. Il par­ti­to di clas­se è ina­de­gua­to ad acco­glie­re le nuo­ve spin­te di clas­se, Mao vie­ne scon­fit­to per­ché di fron­te agli inte­res­si con­cre­ti di clas­se la sua dia­let­ti­ca non rie­sce ad intra­ve­de­re il sog­get­to su cui basa­re la pro­pria for­za. La clas­se è lì, costi­tui­ta in for­za pro­dut­ti­va socia­le, ma non ha rag­giun­to anco­ra l’au­to­no­mia poli­ti­ca dei pro­pri biso­gni per fon­da­re in modo poten­te il pro­prio anta­go­ni­smo. Sem­bra di esse­re a Tori­no negli stes­si anni. Anni di lot­ta duris­si­mi, scio­pe­ri, cor­tei, viag­gi a Pechi­no, spe­di­zio­ni vio­len­te nel­le Uni­ver­si­tà, nel­le scuo­le, cri­ti­ca pra­ti­ca con tut­to il cari­co di vio­len­za rivo­lu­zio­na­ria neces­sa­ria, alle fon­ti stes­se del­la divi­sio­ne del lavo­ro, alla legit­ti­ma­zio­ne del lavo­ro tec­ni­co e scien­ti­fi­co come real­tà sepa­ra­ta, come for­za pro­dut­ti­va non assog­get­ta­ta ai biso­gni poli­ti­ci di clas­se. È giu­sto ribel­lar­si, biso­gna spa­ra­re sul quar­tier gene­ra­le: l’og­get­ti­vi­tà del­le leg­gi eco­no­mi­che vie­ne spez­za­ta, Liu-Schiao-Chi spaz­za­to via. Ma la clas­se è anco­ra mino­ri­ta­ria nella

socie­tà e nel par­ti­to, il par­ti­to è anco­ra chiu­so, in mano al vec­chio ceto diri­gen­te. Mao ripren­de l’i­ni­zia­ti­va, l’e­ser­ci­to vie­ne but­ta­to nel­lo scon­tro, tut­ti gli equi­li­bri van­no distrut­ti: è la Gran­de Rivo­lu­zio­ne Cul­tu­ra­le. Le fon­da­men­ta stes­se del­la socie­tà ven­go­no mes­se in discus­sio­ne, il pun­to di vista ope­ra­io si socia­liz­za, diven­ta linea poli­ti­ca, orga­niz­za­zio­ne, si costi­tui­sce esso stes­so in par­ti­to. Ecco­li i radi­ca­li di Shan­gai, Wang Wung Wen, Chang Cing, Ciang Chu Chao, ecco qual è il loro estre­mi­smo, ecco da dove deri­va la loro for­za nel par­ti­to. In occi­den­te pochi han­no capi­to la radi­ce di clas­se di que­sto radi­ca­li­smo. Che cosa è altro la sini­stra se non l’in­ter­pre­ta­zio­ne cor­ret­ta sul­la base del­la for­za ope­ra­ia del­le istan­ze di rot­tu­ra per­ma­nen­te per il comu­ni­smo? Appa­re la tat­ti­ca ope­ra­ia, si fa l’al­lean­za con la sini­stra isti­tu­zio­na­le, con Lin Piao. Ma Lin Piao è mar­cio fino al midol­lo, dico­no i cine­si, e han­no ragio­ne. Ognu­no di noi ricor­da, non sen­za sor­ri­de­re, lo scon­for­to che atta­na­gliò i cine­si di casa nostra alla noti­zia del defe­ne­stra­men­to del­lo stret­to com­pa­gno d’ar­mi. Si par­lò del­la scon­fit­ta del­la sini­stra, ma ben pre­sto si capì che si era affer­ma­to un meto­do di lot­ta che ormai rifug­gi­va del­le astrat­tez­ze ideo­lo­gi­che e che avreb­be uni­for­ma­to lo scon­tro di clas­se in Cina per un lun­go perio­do. Lin Piao, esso stes­so di sini­stra, for­te del­le posi­zio­ni di sini­stra del­l’e­ser­ci­to, ride­fi­ni­sce la strut­tu­ra del par­ti­to e la stes­sa costi­tu­zio­ne del­lo sta­to. Sem­bra il com­pi-men­to logi­co del­la Rivo­lu­zio­ne Cul­tu­ra­le. Il pun­to di quie­te da cui far mar­cia­re la rivo­lu­zio­ne. Ma Lin fa l’er­ro­re oppo­sto di Liu-Schiao-Chi, che ave­va accet­ta­to lo scon­tro ed era sta­to scon­fit­to. Lin vuo­le rap­pre­sen­ta­re, media­re il pun­to di vista di clas­se sui livel­li isti­tu­zio­na­li. Di nuo­vo si fa avan­ti l’i­deo­lo­gia, le posi­zio­ni astrat­ta­men­te di sini­stra, di nuo­vo la rivo­lu­zio­ne si asso­lu­tiz­za e il suo per­cor­so è scan­di­to dal­le istan­ze mora­li; le radi­ci di clas­se, la rivo­lu­zio­ne come risul­ta­to del­le con­trad­di­zio­ni con­cre­te, mate­ria­li, come impo­si­zio­ne sul­la base del­la for­za dei biso­gni di clas­se è estra­nea al cat­ti­vo allie­vo, quan­to stret­to com­pa­gno d’ar­mi, di Mao. E pro­prio vero, Lin è un bor­ghe­se, par­te dal­le idee e non può che appro­da­re al gol­pe, e natu­ral­men­te non può che fini­re stri­to­la­to. L’au­to­no­mia di clas­se nel frat­tem­po si è data i pro­pri stru­men­ti poli­ti­ci, il grup­po diri-gen­te di Shan­gai ha costrui­to la pro­pria iden­ti­tà strut­tu­ran­do l’in­te­res­se di clas­se ai ver­ti­ci stes­si del par­ti­to. La dia­let­ti­ca del­la rivo­lu­zio­ne per­ma­nen­te può ripren­de­re, Mao è arri­va­to a Shan­gai. Sul limi­ta­re del­la vita il gran­de rivo­lu­zio­na­rio fa l’e­spe­rien­za del­la clas­se ope­ra­ia. Le bat­ta­glie per la fon­da­zio­ne del par­ti­to, la lot­ta con­ti­nua per l’af­fer­ma­zio­ne del­la linea arma­ta per il pote­re, la Lun­ga Mar­cia, la costru­zio­ne del­lo sta­to si pre­sen­ta­no al gran­de vec­chio chiu­se e con­clu­se. Nuo­vi stru-men­ti sono neces­sa­ri, fino all’ul­ti­mo istan­te il meto­do dev’es­se­re rive­ri­fi­ca­to. Di nuo­vo Teng Hsiao Ping si oppo­ne a que­sti ver­det­ti, anche Teng vie­ne scon­fit­to. Dopo una vita di lot­te e di inse­gna­men­to, dopo ten­ta­ti­vi dispe­ra­ti e qual­che vol­ta fal­li­ti per costrui­re il pun­to di vista ope­ra­io, ecco­lo qui mate­ria­liz­za­to in milio­ni di uomi­ni, ecco la stes­sa dia­let­ti­ca per­de­re la sua astrat­tez­za; il mon­do è sta­to mes­so dav­ve­ro sul­le gam­be, le gam­be degli ope­rai di Shan­gai. Una fase è con­clu­sa, la costi­tu­zio­ne del ’73 la regi­stra, la Repub­bli­ca Popo­la­re è una dit­ta­tu­ra ope­ra­ia con l’al­lean­za dei con­ta­di­ni; da qui ripar­te la sto­ria, la lot­ta, la vita: è l’o­ra del­la pace per il gran­de com­bat­ten­te, per l’uo­mo che tan­to ha fat­to per la libe­ra­zio­ne del­l’uo­mo, per il com­pa­gno Mao Tse Tung. Per i vivi è l’o­ra di con­ti­nua­re la lot­ta per distrug­ge­re il pre­sen­te. (set­tem­bre 1976)

Da “per il pote­re ope­ra­io”, n.1, 1/​10/​1976, p. 14

Per il Potere Operaio n. 2

  • Pochi o mol­ti ostag­gi non ci fer­me­ran­no – pag. 1 
  • È urgen­te dare al movi­men­to un pro­gram­ma comu­ni­sta – pag. 2 
  • Fat­ti e nomi di una pro­vo­ca­zio­ne (inchie­sta Calo­ge­ro mar­zo 1977) – pag. 4 
  • Dai gior­na­li – pag. 5 
  • Ope­rai e pro­le­ta­ri con­tro lo Sta­to: apria­mo il dibat­ti­to sul par­ti­to – pag. 6 
  • Lo sta­to del movi­men­to for­za il con­fron­to poli­ti­co: inter­ven­go­no i com­pa­gni dei CPO di Mila­no – pag. 9 
  • Pado­va: L’il­le­ga­li­tà poli­ti­ca di mas­sa fon­da l’u­ni­tà del pro­le­ta­ria­to attor­no a un pro­gram­ma di par­ti­to – pag. 10 
  • Rovi­go: Nel­la fab­bri­ca dif­fu­sa cre­sce l’or­ga­niz­za­zio­ne – pag. 12 
  • Vicen­za: Il pro­gram­ma poli­ti­co comin­cia a mar­cia­re – pag. 14 
  • Mar­ghe­ra: Dal polo di clas­se alla dire­zio­ne ope­ra­ia nel ter­ri­to­rio – pag. 15 
  • Por­de­no­ne: Lot­te ope­ra­ie e ricom­po­si­zio­ne di clas­se – pag. 16 
  • Tat­ti­ca e stra­te­gia del capi­ta­le nel­la cri­si ita­lia­na – pag. 17 
  • Non più stu­den­ti ma pro­le­ta­ri: la nuo­va com­po­si­zio­ne di clas­se non ha che una alter­na­ti­va, il comu­ni­smo – pag. 20