AA.VV., Frammenti… di lotta armata e utopia rivoluzionaria, Controinformazione, Milano 1984
Negli anni della «legislazione di emergenza» l’informazione e le analisi politiche sui movimenti antagonisti degli anni ’70 e in particolare sulle Organizzazioni Armate, sono stati viziati da una costante falsificazione, da un uso esasperato e interessato delle ricostruzioni storielle dei «pentiti», dall’estensione dell’ottica giudiziaria fino nelle redazioni dei giornali e delle case editrici. Tanto unanimismo e tanta pervicace costanza nel perseguire l’obiettivo di una sistematica demonizzazione di un intero periodo di storia, non possono non nascondere che un organico progetto di rimozione di eventi e di responsabilità collettive. La stessa delega alla magistratura come braccio secolare del sistema dei partiti è stata sostanzialmente coperta e sostenuta dalla gran parte dell’intellighentia democratica determinando guasti profondi non solo nel mondo dell’informazione ma nello stesso campo dell’organizzazione e produzione della cultura.
L’onda lunga della logica dell’«emergenza» è tuttora operante nella società italiana degli anni ’80 e tende a mascherarsi all’interno di un vischioso dibattito sulle ipotesi di un supposto bisogno di ritorno ai fondamenti del diritto. Ciò mentre è operante un sistema giudiziario ai limiti della costituzionalità e un circuito carcerario trai peggiori in Europa. Questo libro contiene testimonianze rese al processo da alcuni militanti della Brigata Walter Alasia delle Brigate rosse, è completato da interventi, articoli, riflessioni dì intellettuali e militanti che hanno condiviso la storia dei movimenti collettivi degli anni ’70, vuole essere uno strumento di analisi, un testo di documentazione che nella sua parzialità e frammentarietà contribuisca a formare nel lettore un giudizio più obiettivo e equilibrato e che soprattutto sottragga il dibattito alla desolante manipolazione a cui è attualmente sottoposto.
Carlo Ceolin (a cura di), Università, cultura, terrorismo, Franco Angeli editore, Milano 1984 Molti dibattiti sono stati dedicati negli ultimi anni al problema della violenza eversiva, ma scarse sono state finora le analisi delle ragioni per cui essa ha potuto trovare ampio spazio nel mondo dell’università e della cultura. Tale fenomeno ha certamente più di una radice. Ormai è abbastanza difficile districare gli interessi internazionali che puntano sul paese più debole, le spinte eversive autoctone, annidate dentro ricettacoli nascosti della politica ufficiale italiana, le aberrazioni ideologiche di filosofi eccitati verso una loro rapida e poco faticosa affermazione nell’agone della cultura seria, la caduta di presa sui giovani delle prospettive ideali e della prassi politica, l’incultura profonda causata dal degradare della scuola formativa, che è quella pre-universitaria. Questa raccolta di scritti intende contribuire ad approfondire lo studio di tutte queste diverse radici ed affrontare l’analisi degli atteggiamenti che gli intellettuali hanno assunto di fronte al terrorismo, anche nell’ambito delle loro responsabilità culturali ed educative. Le riflessioni e le valutazioni qui contenute non pretendono di avere un effetto che vada oltre la seria critica del mondo della cultura, universitaria o meno, ed oltre l’analisi appassionata delle responsabilità degli stessi autori come cittadini, docenti, magistrati, giornalisti. Esse tuttavia rimangono come primo esempio di una tardiva e parziale, ma anche efficace ed onesta, presa di coscienza degli intellettuali nei confronti dei troppi attentati materiali, ideali ed ideologici, di questi anni contro le istituzioni democratiche del nostro paese.
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