La fine del valore d’uso
Carlo Formenti, La fine del valore d’uso, Feltrinelli, Milano 1980
Di fronte ai cosiddetti processi di terziarizzazione e al connubio, ormai saldamente impiantato, tra le tecniche dell’informatica e le tecniche della produzione capitalistica, il marxismo segna il passo.
Muovendo da questo approccio assai poco ideologico e molto fattuale, Fermenti prende di petto il problema della crisi del marxismo: non regge più la nozione di lavoro produttivo, e neppure nozioni come quella di bisogno o di valore d’uso, cui il marxismo critico ed eterodosso si è affidato in questi ultimi anni, sembrano baluardi difendibili, nel momento in cui il sistema capitalistico riesce ad essere sistema della programmazione dei bisogni.
Il libro è agile e provocatorio, volutamente frammentario, nella convinzione che non è più tempo di sistemi ma di una spregiudicata sperimentazione della teoria.
Fa parte della «provocazione», tra l’altro, il ripetuto riferimento ad un iconoclasta come Jean Baudrillard, le cui tesi sono considerate, alla fine, le più stimolanti per una descrizione realistica di come va trasformandosi, oggi, il «soggetto antagonista» di Marx.