LA RICONVERSIONE DEL TERZIARIO
Ricerche di ”QUADERNI DEL TERRITORIO”
1_PDFsam_riconvers.terziarioSeconda parte
49_PDFsam_riconvers.terziarioRicerche di ”QUADERNI DEL TERRITORIO”
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49_PDFsam_riconvers.terziarioFiora Pirri, Lanfranco Caminiti, Diritto alla guerra, Edizioni Scirocco, Vibo Valentia 1981
[…] L’esemplare e meglio articolata formalizzazione del paradigma del “diritto alla guerra” è, paradossalmente, elaborata da Fiora Pirri – Lanfranco Caminiti. Diciamo “paradossalmente”, perché la Pirri e Caminiti sono stati militanti del gruppo armato “Primi fuochi di guerriglia” che, per tanti versi, si colloca su un orizzonte politico-culturale polarmente distante da quello delle Br e della stessa Pl.
L’evidenza è meno “paradossale”, al livello di incidenza della “struttura profonda” verso cui stiamo spingendo l’analisi, entro cui non possono non darsi punti di contatto e di omogeneità tra i diversi modelli dell’opzione/azione armata. Per la definizione concettuale del “diritto alla guerra” rilevano, in particolare, le pp. 145–154; le quali, non casualmente, seguono immediatamente il paragrafo, per così dire, fondativo: “La transizione oltre la dialettica dell’appropriazione. Stato di guerra o Stato di pace?”.
Nel paragrafo appena segnalato si va dalla delineazione delle “premesse” per una confutazione della dialettica e della logica “di appropriazione” che ancora anima la marxiana “critica dell’economia politica” alla demistificazione (i) dell’ipotesi marx-engelsiana-leniniana dell’estinzione dello Stato e (ii) della “forma Stato” staliniana. In particolare, quest’ultima viene vista negativamente agire nella triplice direzione (i) della rimozione coattiva del conflitto di classe, (ii) della “civilizzazione della guerra” (“Stato di pace” verso l’esterno e “Stato di guerra” verso l’interno), (iii) dello sviluppo appropriativo autoritario delle forze produttive. Il tutto, a sua volta, funge da precondizione per una critica radicale delle modalità di sapere dell’intera cultura occidentale e dei corrispettivi territori simbolici e abitativo-comunicativi. […]
Antonio Chiocchi, Catastrofi del ‘politico’. Teatro di senso, razionalità e categorie della lotta armata, Quaderni di «Società e Conflitto», Quaderno n. 8
Alberto Benini, Maurizio Torrealta, Simulazione e falsificazione. Il segno come valore: semiotica e lotta di classe, Bertani editore, Verona 1981 Aprire la serratura di una macchina con una sottile striscia di metallo, occupare una città per pochi giorni, battere moneta autonomamente, rapinare le banche tramite il calcolatore, sono tutte operazioni che hanno a che fare con l’ordine semiotico e le sue necessarie possibilità simulatorie. Strutturare in teoria queste operazioni parziali, che hanno comunque fatto parte del sapere autonomo di strati sociali di classe, è una esigenza incalzante per chi crede che nelle città la guerra è sempre esistita, proprio nella pace delle leggi. Le radici e gli sviluppi di questo approccio allo studio della simulazione e della falsificazione, rimandano e conducono, da una parte, alla più squisita esperienza paradossale della scuola sofista, e dall’altra alle teorie più sofisticate delle strategie antiguerriglia. Anche le recenti azioni terroristiche ripropongono con forza l’esigenza di approfondire il rapporto tra spettacolo e guerra, e più in generale tra ordine semiotico e simulazione. Questo libro riporta, tra l’altro, materiale inedito sui crimini effettuati tramite il calcolatore negli Stati Uniti, e sulle forme di organizzazione tecnologica che là il movimento si è dato da più di dieci anni. Esso è frutto di una ricerca svolta collettivamente nell’ambito del corso di comunicazioni di massa presso il corso del DAMS a Bologna. Alberto Benini è nato nel ’50 in campagna: fratello dell’oramai famosissimo comico, seguì a Paris, nel Kentucky, i corsi alla scuola fondata da Piper, il più grande falsario di tutti i tempi. Divenne un’importante spia industriale con lo pseudonimo di Sanluca. Maurizio Torrealta è nato nel ’49 a Dublino da madre italiana e padre cosacco, ha soggiornato a lungo a Bahia, che ha lasciato per Napoli, città-cardine nella sua formazione culturale e professionale. Assolto con formula piena dai tre processi intentatigli per falso, incontrò il Benini mentre questi stava scontando 4 anni al DAMS. Attualmente vive un po’ qua un po’ là: non ha mai creduto molto nel nome proprio. |