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Argo­men­ti: 1972, Polo­nia, Savo­na
FASCISTI, DEMOCRATICI E SEDICENTI COMUNISTI,
UNITI CONTRO LA RIVOLUZIONE NELLA POLONIA
I pro­le­ta­ri polac­chi sono insor­ti comin­cian­do a distrug­ge­re le mani­fe­sta­zio­ni con­cre­te di ciò che li oppri­me: l’Or­ga­niz­za­zio­ne, il suo sta­to e le sue leg­gi, le Mer­ci e i loro prez­zi, il loro mer­ca­to e la loro Pia­ni­fi­ca­zio­ne.
Que­sta è la veri­tà del movi­men­to ini­zia­to a Dan­zi­ca: l’as­sal­to al capi­ta­le che si espri­me nel rifiu­to radi­ca­le del­la soprav­vi­ven­za spet­tra­le in cui Esso si mate­ria­liz­za.
Que­sta è infat­ti la pras­si e il sen­so del­la rivo­lu­zio­ne in ogni par­te del mon­do.
Le men­zo­gne non si sono fat­te atten­de­re: i sedi­cen­ti «comu­ni­sti» nostra­ni, non essen­do che il rifles­so di quel­le for­ze che, nel­l’am­bi­to del­la divi­sio­ne inter­na­zio­na­le del lavo­ro repres­si­vo, man­ten­go­no l’or­di­ne e la leg­ge in Polo­nia, si sono sen­ti­ti coin­vol­ge­re indi­ret­ta­men­te, e han­no, nel­la astio­sa fal­si­tà, lascia­to tra­pe­la­re il vero, scri­ven­do sui loro gior­na­li che si trat­ta di «gio­vi­na­stri», tep­pi­sti, pro­vo­ca­to­ri, nemi­ci del socia­li­smo, usan­do cioè la nomen­cla­tu­ra con cui l’at­tua­le lin­guag­gio del capi­ta­le mon­dia­le, da Washing­ton a Pechi­no, ten­ta di defi­ni­re il pro­le­ta­ria­to rivo­lu­zio­na­rio e la sua pras­si.
Que­sto dimo­stra anco­ra una vol­ta come si com­por­te­ran­no que­ste cana­glie quan­do la rivo­lu­zio­ne le chia­me­rà a svol­ge­re il loro lavo­ro, coin­vol­gen­do­le in pri­ma per­so­na (così come è di recen­te suc­ces­so a Reg­gio Cala­bria, dove, non poten­do «rap­pre­sen­ta­re», cioè recu­pe­ra­re e ste­ri­liz­za­re, il movi­men­to insur­re­zio­na­le, par­ti­ti e sin­da­ca­ti han­no par­la­to di «tep­pi­smo fasci­sta» e chie­sto l’in­ter­ven­to del­l’e­ser­ci­to).
Gli altri, cioè i fasci­sti e i demo­cra­ti­ci, han­no squal­li­da­men­te ten­ta­to di recu­pe­ra­re quan­to acca­du­to, com­muo­ven­do­si sul­la mise­ria eco­no­mi­ca (vera o pre­sun­ta) dei lavo­ra­to­ri polac­chi; ma per far­lo han­no dovu­to men­ti­re smi­su­ra­ta­men­te e affer­ma­re che i rivol­to­si si bat­to­no per ave­re quan­to è con­ces­so in occi­den­te a un «ope­ra­io medio»; e cioè, in ulti­ma ana­li­si, un diver­so colo­re del­la divi­sa dei poli­ziot­ti.
Nes­su­no deve tace­re di fron­te all’or­ga­niz­za­zio­ne del­la men­zo­gna uni­fi­ca­ta, que­sto è il momen­to di ini­zia­re a distruggerla.