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Nan­ni Bale­stri­ni, Blac­kout, Fel­tri­nel­li, Mila­no 1980

Ora in:
Nan­ni Bale­stri­ni, La vio­len­za illu­stra­ta segui­ta da Blac­kout, Deri­veAp­pro­di, Roma 2001

Alle ori­gi­ni di que­sto poe­met­to è il pro­get­to di una «azio­ne per voce» che avreb­be dovu­to esse­re ese­gui­ta da Deme­trio Stra­tos alla Roton­da del­la Besa­na di Mila­no nel mag­gio 1979. L’im­prov­vi­sa malat­tia e la mor­te di Stra­tos, avve­nu­ta il 14 mag­gio al Memo­rial Hospi­tal di New York, e l’in­cri­mi­na­zio­ne di Bale­stri­ni nel qua­dro del­l’in­chie­sta del 7 apri­le ne han­no impe­di­ta la rea­liz­za­zio­ne. Que­sti avve­ni­men­ti diven­go­no i prin­ci­pa­li moti­vi di ispi­ra­zio­ne del testo, al qua­le Bale­stri­ni ha lavo­ra­to duran­te la sua lati­tan­za, tut­to­ra in cor­so. Al cen­tro del­l’o­pe­ra si col­lo­ca­no il mito e la real­tà del ’68, del­l’in­do­ma­bi­le pro­ces­so di tra­sfor­ma­zio­ne dei rap­por­ti poli­ti­ci, socia­li e per­so­na­li di que­sti die­ci e più anni. Stret­ta tra la mor­sa di un ter­ro­ri­smo, che le è sto­ri­ca­men­te e cul­tu­ral­men­te estra­neo, e la repres­sio­ne del­lo sta­to e dei mass-media che cri­mi­na­liz­za il suo rifiu­to, la sua oppo­si­zio­ne, i suoi desi­de­ri e i suoi biso­gni, «la par­te miglio­re di una gene­ra­zio­ne» è qui rap­pre­sen­ta­ta in un atro­ce fase d’im­po­ten­za, di smar­ri­men­to, di oscu­ri­tà del­la coscien­za e del­l’a­zio­ne, in atte­sa di ritro­va­re in se stes­sa la for­za di con­ti­nua­re a vive­re e a spe­ra­re. Rita­glian­do bloc­chi di imma­gi­ni-lin­guag­gio con la tec­ni­ca del pat­ch­work, Bale­stri­ni fon­de le sue pre­ce­den­ti espe­rien­ze del ver­so e del­la pro­sa in un lin­guag­gio arti­co­la­to, luci­do e appas­sio­na­to, che ricon­qui­sta alla poe­sia ita­lia­na un «tono alto» da tem­po assente.