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La reda­zio­ne di Ros­so (a cura di), Com­pro­mes­so sen­za ope­rai, Col­let­ti­vo edi­to­ria­le libri­ros­si, Mila­no 1976



Il qua­dro che emer­ge dai con­fu­si e con­vul­si avve­ni­men­ti degli ulti­mi mesi è sem­pre più chia­ro. Nel pae­se si stan­no svol­gen­do due sto­rie paral­le­le. Una è quel­la uffi­cia­le, costrui­ta dal­la stam­pa e dai mez­zi di comu­ni­ca­zio­ne, dai par­ti­ti e sin­da­ca­ti, dal­le isti­tu­zio­ni poli­ti­che ed eco­no­mi­che, nazio­na­li ed inter­na­zio­na­li; essa è tut­ta anno­da­ta attor­no alla minac­cia del disa­stro eco­no­mi­co, ai sacri­fi­ci neces­sa­ri ed alla loro distri­bu­zio­ne socia­le. L’al­tra, descrìt­ta dai fat­ti socia­li, è la sto­ria di una guer­ra in atto il cui esi­to deter­mi­ne­rà il cor­so poli­ti­co dei pros­si­mi anni. Una gigan­te­sca coa­li­zio­ne isti­tu­zio­na­le, sot­to i ves­sil­li ed al gri­do del­la «respon­sa­bi­li­tà nazio­na­le», pro­ce­de all’at­tac­co del sala­rio ope­ra­io e cer­ca di alte­ra­re, nel set­to­re deci­si­vo (quel­lo indu­stria­le), i rap­por­ti di for­za tra le clas­si per rico­sti­tui­re il coman­do sul lavo­ro sala­ria­to.
Una cam­pa­gna di opi­nio­ne sen­za pre­ce­den­ti intes­se una fit­ta cor­ti­na attor­no all’o­pe­ra­zio­ne con il dupli­ce obiet­ti­vo di iso­la­re la resi­sten­za ope­ra­ia e di con­dur­re a ter­mi­ne una vasta cam­pa­gna di con­sen­so socia­le. È la più gran­de reci­ta che la socie­tà poli­ti­ca abbia mes­so in sce­na in que­sti anni. Ed è insie­me il più deci­so atto di guer­ra del­lo sta­to mag­gio­re del gover­no socia­le con­tro la clas­se ope­ra­ia.
L’in­ten­zio­ne di que­ste pagi­ne è di evi­den­zia­re nel per­cor­so più recen­te del pro­get­to capi­ta­li­sti­co le tap­pe, le acce­le­ra­zio­ni, le devia­zio­ni, gli arre­sti più signi­fi­ca­ti­vi, per far­ne stru­men­to docu­men­ta­to di let­tu­ra del­la fase poli­ti­ca che chiu­de il 1976.
Il Pci e il sin­da­ca­to sono gli atto­ri prin­ci­pa­li di que­sto per­cor­so. Qual è (‘arti­co­la­zio­ne del loro ruo­lo, qua­li le incon­gruen­ze, i ritar­di del loro pro­get­to, qua­li i vin­co­li ogget­ti­vi dei loro pro­po­si­ti? Inda­ga­re su que­sti temi con un impe­gno nuo­vo di inchie­sta e di ana­li­si è il pri­mo pas­so, ma il pas­so deci­si­vo è ritro­va­re una capa­ci­tà di appren­di­men­to e di cono­scen­za del­le for­me inu­si­ta­te attra­ver­so le qua­li si mani­fe­sta la scien­za «bel­li­ca» ope­ra­ia, mol­to spes­so incom­pren­si­bi­le.
Le sol­le­ci­ta­zio­ni «teo­ri­che» non man­ca­no, ma si pre­sen­ta­no ad un livel­lo di astra­zio­ne non sem­pre con­gruen­te alla tra­ma for­ma­le e infor­ma­le del­l’or­ga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia. Il per­cor­so da com­pie­re, a par­ti­re dal livel­lo del­la «teo­ria», è quel­lo del­l’in­da­gi­ne con i para­dig­mi con­cet­tua­li ed i modu­li espres­si­vi di que­sto lin­guag­gio sin­te­ti­co, di que­sto sape­re ridot­to all’os­so dei fat­ti, nei qua­li solo gli anta­go­ni­sti del momen­to e gli sto­ri­ci suc­ces­si­vi ritro­va­no le trac­ce di un’in­tel­li­gen­za col­let­ti­va. Deci­frar­ne e socia­liz­zar­ne il tes­su­to è, per il momen­to, l’u­ni­ca inten­zio­ne di que­sti scrit­ti, che si con­ten­ta­no di esse­re un «modo di leg­ge­re» la cro­na­ca quotidiana.