Il Potere Operaio – n° 12
Centro di studi politici e sociali e Archivio storico Il Sessantotto di Firenze
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Povero Mario, l’hanno licenziato
Era il più bravo di tutto il capannone
Ma il tempo è tempo, e trenta pezzi all’ora
Per quel merda del controllo non sono tanti
Trenta è la regola, e un pò di più non guasta
L’ha detto Piaggio all’ultima riunione
Chi fa di meno si cambia emi dispiace
Ma la catena non si ferma, non c’è ragione
Povero Mario, s’era fatto male
Quando allo sciopero di due giorni prima
Quel celerino con la ghigna cane
Gli calò la mazzata sulla spalla
Andava piano, con la spalla gonzia
Ammonta i pezzi dietro alla catena
E il caporale, ruffiano del padrone
Con l“orologio in mano stava a ride’
Ma un giorno Mario, vedrai quella catena
Si fermerò perchè nelle turbine
Ci si butta padrone e caporale
Che stanno bene insieme, insieme morti
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Sono arrivati quasi quattrocento
e c’è l’avviso dell’integrazione
ma cosa vuole ‘r porco der padrone
se un ci vede crepà nun è contento.
Ma la risposta è arrivata lesta
a Porta a Mare non ci si passava
e s’era tutti lì per fa’ protesta
la S. Gobé ci aveva messo in strada.
E insieme a noi c’eran gli studenti
e c’era la Marzotto e gli spazzini
siam tutti sotto ‘r giogo de’ potenti
siam tutti oppressi da’ soliti aguzzini.
S’era sur ponte e non ci si moveva
qui si lavora e qui si vo’ restare
a chi un gli garba se ne pole andare
ma non c’era un compagno che cedeva.
Sono arrivati allora i celerini
sono arrivati un fottìo di baschi neri
a fa’ contento l’ingegner Masini
a levare ‘r prefetto da’ pensieri.
E chi domanda: «Lo stato un interviene?»
ha avuto oggi la risposta giusta:
i padroni e lo stato colla frusta
fan tutti e due ‘r medesimo mestiere.
E noi sfruttati oggi s’è imparato
cosa vor di’ lottà contro ‘r padrone
contro di lui e contro ‘r su’ stato
ci vor violenza e l’organizzazione.
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1968-Pisa-il-potere-operaio-n-17Centro di studi politici e sociali e Archivio storico Il Sessantotto di Firenze
Contributo_discussione_fatti_Bussola_page-0001Quella notte davanti alla Bussola
nel freddo di San Silvestro
quella notte di Capodanno
non la scorderemo mai.
Arrivarono i Signori
sulle macchine lucenti
e guardavano con disprezzo
gli operai e gli studenti.
Le Signore con l’abito lungo
con le spalle impellicciate
i Potenti col fiocchino
con le facce inamidate.
Eran gli stessi Signori
che ci sfruttano tutto l’anno
quelli che ci fanno crepare
nelle fabbriche qui attorno.
Son venuti per brindare
dopo un anno di sfruttamento,
a brindare per l’anno nuovo
che gli vada ancora meglio.
Non resistono quei compagni
che li han riconosciuti
ed arrivano i pomodori
ed arrivano gli sputi.
Per difendere gli sfruttatori
una tromba ha squillato
quando già i carabinieri
hanno corso ed han picchiato.
Come son belli i carabinieri
quando picchiano con le manette
i compagni studenti medi
dai quattordici ai diciassette.
Non la smettono di picchiare
se il colonnello non alza un dito
sono l’immagine più fedele
del nostro ordine costituito
Già vediamo i carabinieri
che si stanno organizzando
per iniziare la caccia all’uomo
con pantere ed autoblindo.
Non possiamo andare via
né lasciare i dispersi
siamo ormai tagliati fuori
per raggiunger gli automezzi
Decidiamo di resistere
e si fan le barricate
sono per meglio difenderci
dalle successive ondate.
Dalla prima barricata
alla zona dei carabinieri
sono circa 40 metri
tutti sgombri e tutti neri.
Quando cominciano ad avanzare
uno di loro spara in aria
i compagni tirano sassi
per cercare di fermarli.
Loro si fermano un momento
poi continuano ad avanzare
non è più uno soltanto
sono in molti ora a sparare.
Dalla prima barricata
vediamo bene le pistole
ma dalla seconda i compagni pensano
che siano colpi di castagnole.
Ci riuniamo tutti insieme
alla seconda barricata
e gli sbirri tornano indietro
vista la brutta parata.
Ancora un’ora di avanti indietro
noi con i sassi loro sparando
e tutti crediamo che sparano a salve
anche da dentro un autoblindo.
Ma ad un tratto vedo cadere
un compagno alla mia destra
in ginocchio con un buco
ed il sangue sui calzoni
Mi volto e grido “Sparan davvero!“
e corro indietro di qualche passo
due compagni portano a spalle
il ferito nella gamba.
Correndo forte sulla strada
con alle spalle i carabinieri
vedo Ceccanti colpito a morte
trasportato sul marciapiede.
Malgrado gli sforzi per aiutarlo
è difficile trovar soccorso
mentre gli sbirri ti corrono dietro
e non ti danno un po’ di riposo.
Trovata un’auto utilitaria
e portato via Ceccanti
non ci resta altro da fare
che scappare tutti quanti.
Forse alla Bussola Per questa notte
i padroni si sono offesi
loro che ci offendono e che ci uccidono
per tutti gli altri dodici mesi.
Sarebbe meglio offenderli spesso
e non dare mai loro respiro
tutte le volte che lor Signori
capitano sotto il nostro tiro
E a questo punto mi sembra opportuno
fare qualche considerazione
sulle diverse brutte facce
che ci mostra oggi il Padrone.
Lui ha i soldi per comprarci
il lavoro per sfruttare
i suoi armati per ucciderci
la Tv per imbrogliare.
A noi non resta che ribellarci
e non accettare il gioco
di questa loro libertà
che per noi vale ben poco.
A noi non resta che ribellarci
e non accettare il gioco
di questa loro libertà
che per noi vale ben poco.
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1969-Pisa-Viareggio-La-rete-delle-menzogne-comincia-a-smagliarsi‑1