«II rifiuto della procreazione è un momento conquistato attraverso un arco di lotte che definiscono un nuovo rapporto all’interno della classe, fra donne e uomini, fra il luogo di lavoro non salariato e il luogo di lavoro salariato; l’uso dell’emigrazione è la controffensiva statale rispetto al rifiuto delle donne a procreare». «La casalinga di classe operaia, emersa durante la guerra come figura portante delle lotte sul terreno sociale, costituisce nell’immediato dopoguerra il soggetto politico che inizia l’offensiva di classe rispetto sia ai salariati che ai non salariati». «Dopo aver reso il salario maschile terreno di lotta senza soluzione di continuità sul terreno sociale, l’autonomia e il potere politico delle donne sembrano dissolversi nell’ondata crescente delle lotte operaie di fabbrica; in realtà diventano il motore delle lotte sotterranee che investiranno la famiglia e mineranno sempre più radicalmente la stratificazione di potere dentro la classe».
Mariarosa Dalla Costa, autrice tra l’altro di Potere femminile e sovversione sociale, ha aperto con Selma James nel Movimento Femminista il dibattito sulla famiglia come centro di produzione, sulla donna come riproduttrice della forza-lavoro e sul salario al lavoro domestico. Lavora presso l’Istituto di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Padova. Polda Fortunati lavora presso l’Istituto di Psicologia dell’Università di Padova. Sta per pubblicare sul primo numero dei «Quaderni Femministi» il saggio Famiglia e mercato del lavoro.
Felice Froio (a cura di), Il dossier della nuova contestazione, Mursia, Milano 1977
La contestazione studentesca, che era andata attenuandosi sin quasi ad apparire spenta negli anni successivi alla sua prima fiammata del 1968, è riesplosa improvvisamente e rabbiosamente in questi primi mesi del 1977. Il suo rinnovarsi in forma estremistica, sfociata anche in vere e proprie azioni di guerriglia urbana con morti e feriti a Bologna e a Roma, ha colto completamente di sorpresa la pubblica opinione e la classe politica. Politologi e sociologi hanno cercato subito di metterne in luce le reali o presunte sue nuove motivazioni, facendo un confronto con quelle del 1968, basando però le loro analisi sullo scarso materiale documentario apparso sui quotidiani. Il Dossier della Nuova Contestazione mette ora a disposizione dei lettori i più importanti documenti ideologici elaborati in questi mesi nell’ambiente dell’Università di Roma, che è stata quella in cui gli studenti hanno fatto gli sforzi maggiori per chiarire a se stessi e all’opinione pubblica le cause della rivolta e le proprie aspirazioni. Dai volantini agli appelli dei vari comitati di occupazione, dai documenti programmatici alle diverse mozioni approvate dalle assemblee, dalle proposte di una riforma universitaria alle richieste dei disoccupati diplomati o laureati, dagli slogans scritti sulle pareti delle Università agli interventi di associazioni e circoli che hanno appoggiato la contestazione, il volume raccoglie la maggior parte della documentazione disponibile. Tutti i documenti sono stati riprodotti integralmente.
«Non c’è una storia in questo libro, pagina uno non è madre o causa di pagina due, semplicemente viene prima: se qualche sociologo è tra voi, inizierà il libro dalla fine, quello è l’ordine sociologico, ma… il libro inizia come nella nostra testa, con la morte di Francesco, gli scontri le barricate il fuoco: dove abbiamo iniziato questa fase della nostra vita…». Qui, nel rifiuto delle spiegazioni e nel bisogno della comunicazione, sta il nodo non solo di questo libro ma dei fatti, del periodo storico e politico in cui libro e fatti si inscrivono: questo 1977 duro e opaco più di ogni altro recente anno… L’emarginazione non è, qui, puro dato sociologico: si fa vissuto e azione; la stessa frattura con la città consumata nel precipitare della lotta, non è esterna alla consapevolezza. Utopicamente, i ragazzi di Bologna se ne fanno un’arma, momento di invenzione e di nuova provocazione: «Questo libro è un discorso senza soggetto… una città invisibile, che scivola sotto, che scappa dal tetto, assente dagli specchi ufficiali della stampa, dai comizi scritti letti e ripetuti… noi guardiamo la città invisibile sulla quale si è adagiata Bologna rossa e bottegaia… irritata perché è stato turbato lo spettacolo della sua propaganda»… Le vetrine rotte sono un altro modo: se ne può discutere a lungo, certo è che quegli stessi ragazzi, una settimana prima, invadevano i marciapiedi, durante i cortei, per parlare, discutere, coinvolgere, senza deleghe e gerarchie, rifiutando il rituale della politica. Che la contestazione del ’77 sia ancor meno «facile» di quella del ’68, è indubbio: pubblicando questo libro, accettiamo una sfida, che a nostra volta ribaltiamo sui lettori: È POSSIBILE CAPIRE? È possibile (per di più di fronte ad un soggetto collettivo che si rifiuta di darne una) una interpretazione politica non di comodo – né in una direzione né nell’altra? Sette, otto mesi tra i più infuocati del dopoguerra, bisogni e desideri, azioni politiche e politiche gestuali, scelte e non-scelte, tutto questo può accogliere e sviluppare di nuovo una possibilità positiva, una linea di condotta, insomma uno sbocco politico reale?
G.Orsini, P. Ortoleva (a cura di), Alto là! Chi va là? Sentinelle o disfattisti?, Edizioni cooperativa giornalisti Lotta continua, Roma 1977
Interventi di: G. Amendola, A. Asor Rosa, N. Badaloni, N. Balestrini, P. Barcellona, G. Bertani, F. Berardi, N. Bobbio, A. Bolaffi, L Boneschi, O. del Buono, S. Canestrini, R. Canosa, B. De Giovanni, U. Eco, E. Facchinelli, F. Ferrarottì, F. Fortini, dom G. Franzoni, A. Galante Garrone, F. Guattari, R. Guiducci, T. Lagostena Bassi, L. Lombardo Radice, A.M. Macciocchi, A. Moravia, O. Negt, R. Paris, V. Parlato, A. Pazienza, A. Prete, A. Pasquini, N. Recupero, A. Rovatti, J.P. Sartre, G. Scalia, L. Sciascia, S. Senese, P. Spriano, U. Spagnoli, F. Stame, G. Tamburrano, S. Timpanaro, A. Tortorella, A. Viviani, F. Volpi, J. Jervis, S. July, R. Zangheri.
Le redazioni di: Controinformazione, Ombre Rosse, Primo Maggio, Quaderni del Territorio, Aut – Aut, Marxiana, Lotta Continua.
Collettivo redazionale «La Nostra Assemblea», Le radici di una rivolta, Feltrinelli, Milano 1977 Febbraio 1977: per la prima volta dopo il ’68 rinasce il movimento di massa degli studenti. La scintilla, partita da Palermo e Napoli, raggiunge presto Roma e Bologna, che diventano i principali centri di mobilitazione, con le università occupate e con le strade periodicamente invase dagli studenti. Il movimento ha caratteristiche nuove: critica le sinistre e i sindacati, ma attacca anche le formazioni extraparlamentari; rifiuta il leaderismo, punta ad obiettivi globali («riprendiamoci la vita»), cerca di saldare personale e politico… A Roma dove l’esplosione giovanile raggiunge la sua massima ampiezza, l’università viene riempita di scritte, di murales, di messaggi in cui rabbia e disperazione si intrecciano a ironia ed autocoscienza. Il movimento incontra subito la diffidenza di autorità, di politici, di studiosi, anche di sinistra. Si parla di trionfo dell’irrazionalità. La realtà è più complessa. Perché proprio ora questa esplosione d’insofferenza? Sui muri dell’università di Roma si legge: «Come il ’68? No, è peggio, c’è la crisi». Questa strana primavera studentesca è il sintomo, importante, di una nuova domanda sociale e antropologica – nata sotto la pressione della crisi – che aspira a diventare anche domanda politica. La rabbia del sottoproletariato giovanile e l’inquietudine studentesca sfociano in parte in un’inedita violenza di massa, istintiva e nevrotica. Ma c’è anche una breve stagione in cui le intuizioni di pochi si saldano al disagio e all’insofferenza di molti, dando vita a un’elaborazione culturale originale ed incisiva. Proprio a questa nuova «cultura disorganica» è dedicato questo libro, sforzo di documentazione, anzitutto, ma anche primo tentativo di una lettura in profondità.
«La Nostra Assemblea» è il nome di una cooperativa editoriale che raccoglie studenti, operai, sindacalisti ed operatori sociali di Roma. Pubblica anche una rivista, con lo stesso nome, che si occupa di problemi sociali, politici ed ecclesiali, con particolare riferimento alla realtà delle borgate romane.
AA.VV., Bisogni, crisi della militanza, organizzazione proletaria, Quaderni di ombre rosse, Savelli editore, Roma 1977
La teoria dei bisogni La crisi della militanza Lotta di classe e lotta di liberazione L’organizzazione proletaria autonoma Vecchi e nuovi soggetti La mediazione impossibile Crisi del centralismo democratico II dibattito sull’organizzazione nella sinistra rivoluzionaria La contraddizione uomo-donna e il problema della razionalità
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