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Classe operaia n° 1

  • Man­ca l’or­ga­niz­za­zio­ne di classe
  • 1964: il capi­ta­le non è pas­sa­to sul ter­re­no politico
  • Scio­pe­ro a Torino
  • Una ricer­ca sul­la strut­tu­ra inter­na del­la clas­se ope­ra­ia italiana
  • Note sul­la nuo­va for­za lavo­ro all’Olivetti
  • Sche­ma per una ana­li­si del pas­sag­gio congiunturale
  • Par­ti­to nuo­vo, Par­ti­to uni­co, Par­ti­to di classe
  • Lenin e i soviet nel­la rivo­lu­zio­ne russa
  • Il popu­li­smo nel­la let­te­ra­tu­ra del­la resistenza

Classe operaia n° 3

  • Si al par­ti­to di classe
  • Lot­ta alla Sirma
  • Tori­no: il par­ti­to nel­la cit­tà fabbrica
  • L’in­ter­ven­to di “Clas­se Operaia”
  • Le pri­me con­fe­ren­ze di fab­bri­ca del PCI
  • I con­gres­si sindacali
  • Ope­rai e PCI
  • Il rifor­mi­smo labu­ri­sta e il con­trol­lo capi­ta­li­sti­co sugli operai
  • Quat­tro note di “poli­ti­ca culturale”

Potere Operaio del lunedì n°55

L’offensiva degli operai Fiat indica al movimento un nuovo terreno di lotta e di organizzazione

da «Fuo­ri dal­le linee» n. 1

Anco­ra una vol­ta, lot­ta a oltran­za alla Fiat. Come sem­pre, la lot­ta degli ope­rai Fiat è, per la clas­se ope­ra­ia in Ita­lia, il segna­le del­l’at­tac­co. E infat­ti, appe­na ini­zia­ta la oltran­za e il bloc­co di Mira­fio­ri, il movi­men­to si è este­so rapi­da­men­te all’Al­fa Romeo di Are­se e di Pomi­glia­no, all’I­tal­si­der di Taran­to, Trie­ste, Geno­va, Bagno­li; all’O­li­vet­ti di Ivrea, alla Zop­pas, alla Fiat di Cen­to. Un mec­ca­ni­smo gene­ra­le di ripre­sa del­l’of­fen­si­va ope­ra­ia – che già si era da parec­chie set­ti­ma­ne rimes­sa in moto a par­ti­re dal­la Fiat, dal­la Pirel­li, dal­l’Al­fa Romeo – ha rice­vu­to la sua deci­si­va acce­le­ra­zio­ne.
Una cosa è cer­ta: è fal­li­to il ten­ta­ti­vo dei padro­ni di assi­cu­rar­si la tre­gua socia­le e su que­sta base di avvia­re un pro­ces­so di gene­ra­le ristrut­tu­ra­zio­ne del­la fab­bri­ca e del­la socie­tà, per riba­di­re il loro domi­nio sugli ope­rai, per distrug­ge­re l’u­ni­tà e la for­za che la clas­se ope­ra­ia ha accu­mu­la­to in que­sti anni di lot­te. Una cosa è chia­ra: non è pas­sa­ta la mano­vra dei padro­ni, che ten­de­va a rove­scia­re con­tro gli ope­rai gli effet­ti del­la cri­si eco­no­mi­ca e poli­ti­ca a cui in pri­mo luo­go le lot­te, in secon­do luo­go le loro con­trad­di­zio­ni inter­ne han­no inchio­da­to il siste­ma capi­ta­li­sti­co. Lo scor­so autun­no dove­va esse­re l’au­tun­no dei padro­ni, l’oc­ca­sio­ne buo­na per scon­fig­ge­re lo straor­di­na­rio movi­men­to nato nel ’68–69 nel­le fab­bri­che ita­lia­ne. A que­sto, a met­te­re in ginoc­chio gli ope­rai, dove­va ser­vi­re la cri­si ener­ge­ti­ca, e l’in­fla­zio­ne. Dove­va­no ser­vi­re a dire agli ope­rai: «Se vole­te man­te­ne­re le vostre attua­li con­di­zio­ni di vita, dove­te lavo­ra­re di più, tor­na­re a far­vi sfrut­ta­re al limi­te del­le vostre pos­si­bi­li­tà. La “festa” è fini­ta». Ma gli ope­rai non han­no nes­su­na voglia di aiu­ta­re il padro­ne per far­si met­te­re i pie­di sul­la testa. E così la rispo­sta è arri­va­ta, l’i­ni­zia­ti­va è tor­na­ta in mano agli ope­rai. È pos­si­bi­le par­la­re di aper­tu­ra di un nuo­vo ciclo di lot­te ope­ra­ie.
Ma la lot­ta ope­ra­ia nel­la cri­si ha un carat­te­re par­ti­co­la­re: è neces­sa­ria­men­te lot­ta poli­ti­ca, non sem­pli­ce­men­te riven­di­ca­ti­va. Si gio­ca sul ter­re­no del pote­re, non del­la trat­ta­ti­va. Da che esi­ste il capi­ta­li­smo, quan­do il padro­ne non ha mar­gi­ni rifor­mi­sti­ci (cioè non può e non vuo­le con­ce­de­re nul­la), o gli ope­rai pie­ga­no la testa e accet­ta­no la scon­fit­ta, o devo­no orga­niz­zar­si sul ter­re­no del­lo scon­tro vio­len­to. In altre paro­le: nel­la cri­si, o la lot­ta è gene­ra­le, poli­ti­ca, orga­niz­za­ta e arma­ta, o non è. Gli ope­rai si tro­va­no di fron­te tut­ta la strut­tu­ra di coman­do dei padro­ni, dal­la fab­bri­ca allo Sta­to: e allo­ra è il ter­re­no del pote­re, dei rap­por­ti di for­za gene­ra­li, è il pro­ble­ma del­la guer­ra di clas­se che vie­ne in pri­mo pia­no.
Que­sta è la situa­zio­ne attua­le del­lo scon­tro di clas­se in Ita­lia. I padro­ni e i loro rap­pre­sen­tan­ti poli­ti­ci, da un lato, han­no con­ti­nua­to a pro­vo­ca­re la col­le­ra ope­ra­ia con una serie con­ti­nua di mano­vre di aper­ta vio­len­za anti-ope­ra­ia: il razio­na­men­to, la auste­ri­ty, l’at­tac­co for­sen­na­to al pote­re d’ac­qui­sto dei sala­ri, i licen­zia­men­ti, l’in­ten­si­fì­ca­zio­ne del­lo sfrut­ta­men­to in fab­bri­ca. Gli ope­rai, dal can­to loro, han­no rico­min­cia­to con gli scio­pe­ri, con le fer­ma­te sel­vag­ge, i cor­tei che spaz­za­no le fab­bri­che; i pestag­gi dei capi, dei cru­mi­ri, dei diri­gen­ti, i pic­chet­ti duri, i cor­tei «arma­ti», den­tro e fuo­ri la fab­bri­ca.
Tut­to que­sto espri­me la volon­tà degli ope­rai di rom­pe­re la cami­cia di for­za del­la tre­gua, del cedi­men­to, che il sin­da­ca­to e i par­ti­ti rifor­mi­sti voglio­no strin­ge­re attor­no alle lot­te. Gli ope­rai han­no ben chia­ro in testa che il «com­pro­mes­so sto­ri­co» con il padro­ne rap­pre­sen­te­reb­be la loro scon­fit­ta gene­ra­le, la liqui­da­zio­ne di tut­to quan­to in que­sti anni si sono con­qui­sta­ti come pote­re di orga­niz­za­zio­ne e di lot­ta. Per que­sto han­no comin­cia­to a pre­pa­ra­re lo scio­pe­ro del 27, rilan­cian­do la mas­sic­cia offen­si­va di que­sti gior­ni. Il 27 dove­va esse­re l’oc­ca­sio­ne – pas­sag­gio ini­zia­le ma essen­zia­le – di un rilan­cio del­la con­trat­ta­zio­ne del­la tre­gua fra sin­da­ca­ti, padro­ni, gover­no; gli ope­rai voglio­no far­ne un’oc­ca­sio­ne di scon­tro che indi­chi qua­le dovrà esse­re la qua­li­tà, il per­cor­so, il tipo di lot­ta nel­la fase che si apre.
Que­sto foglio d’a­gi­ta­zio­ne, che Pote­re ope­ra­io pro­po­ne come stru­men­to di orga­niz­za­zio­ne a tut­te le avan­guar­die comu­ni­ste, vuo­le esse­re un fram­men­to di ini­zia­ti­va in que­sta dire­zio­ne. Que­sto stru­men­to ha un sen­so, se vie­ne sot­trat­to a una dimen­sio­ne di grup­po e diven­ta voce di un pro­ces­so, ben più ampio e signi­fi­ca­ti­vo, di orga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia.
Que­sto stru­men­to ha un sen­so, se si lega alla costru­zio­ne di momen­ti orga­niz­za­ti: di uni­tà del­le avan­guar­die, di ele­men­ti di orga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia di attac­co.
È di qui che si comin­cia a costrui­re il par­ti­to del­la guer­ra al lavo­ro, il par­ti­to arma­to degli ope­rai comu­ni­sti. A un nuo­vo ciclo di lot­te deve oggi cor­ri­spon­de­re un nuo­vo ciclo di orga­niz­za­zio­ne. Voglia­mo rac­co­glie­re e rilan­cia­re il segna­le d’at­tac­co del­le avan­guar­die ope­ra­ie del­la Fiat, che pre­pa­ra­no per il 27 una gran­de gior­na­ta di lot­ta, un momen­to di scon­tro poli­ti­co che man­di all’a­ria il pia­no padro­na­le di scon­fit­ta ope­ra­ia, il pia­no sin­da­ca­le di tre­gua e di cedi­men­to.
In que­sta set­ti­ma­na, pri­ma e dopo lo scio­pe­ro gene­ra­le del 27, que­sto gior­na­le usci­rà ogni gior­no, per costrui­re den­tro il movi­men­to del­le lot­te una sca­den­za signi­fi­ca­ti­va, che spo­sti, anco­ra una vol­ta in avan­ti il ter­re­no del­lo scontro.