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Potere Operaio del lunedì n°13

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Potere Operaio del lunedì n°22

Potere Operaio del lunedì n°39

Potere Operaio del lunedì n°45

Riappropriazione e salario garantito

Da «Rivol­ta di clas­se. Gior­na­le del­l’au­to­no­mia romana»


Di nuo­vo nel­la cri­si si fa avan­ti il ricat­to del lavo­ro come con­di­zio­ne per un’ef­fi­ca­ce poli­ti­ca dei red­di­ti.
Cas­sa inte­gra­zio­ne e riva­lu­ta­zio­ne del­la con­tin­gen­za si fon­do­no come un uni­co stru­men­to di ricat­to e con­trol­lo sul com­por­ta­men­to ope­ra­io.
La cas­sa inte­gra­zio­ne ha una sua ragio­ne d’es­se­re alla luce del­la cri­si petro­li­fe­ra e del­la scel­ta infla­zio­ni­sti­ca ope­ra­ta dai gover­ni occi­den­ta­li: è vero che il mer­ca­to del­l’au­to va a rilen­to in tut­to il mon­do, ma è altret­tan­to vero che attra­ver­so que­st’ar­ma Agnel­li cer­ca di con­qui­star­si:
1) il soste­gno sta­ta­le alla sua pro­du­zio­ne (la mes­sa in cri­si del set­to­re); 2) una lar­ga fet­ta dei 5000 miliar­di deci­si dal­lo Sta­to per ospe­da­li, tra­spor­ti, case; 3) una mobi­li­tà del lavo­ro che gli per­met­ta di ristrut­tu­ra­re come e quan­do gli pare.
La riva­lu­ta­zio­ne del­la con­tin­gen­za ser­ve a cal­mie­ra­re le esi­gen­ze sala­ria­li espres­se dai lavo­ra­to­ri. Ser­ve a rida­re fidu­cia al sin­da­ca­to del­la tre­gua socia­le e dei decre­ti fisca­li. Ser­ve a ria­pri­re in manie­ra con­trol­la­ta il cre­di­to per gli inve­sti­men­ti e a indi­riz­za­re la doman­da di que­sto pro­gram­ma­to afflus­so di dena­ri in mano ope­ra­ia.
Ser­ve soprat­tut­to a vie­ta­re che si ria­pra in modo viru­len­to la lot­ta azien­da­le che assu­me­reb­be imme­dia­ta­men­te il pun­to di rife­ri­men­to per tut­ta una serie di for­ze socia­li, dai disoc­cu­pa­ti ai pro­le­ta­ri agli stu­den­ti. Come Auto­no­mia ope­ra­ia orga­niz­za­ta indi­vi­duia­mo nel­la ripre­sa gene­ra­liz­za­ta del­le lot­te azien­da­li il dato poli­ti­co cen­tra­le di que­sta fase del­lo scon­tro di clas­se, nel­la rot­tu­ra rea­le cioè del­la tre­gua socia­le in atto da due anni. Per que­sto mobi­li­tia­mo tut­te le nostre for­ze a soste­gno del­le for­me di riap­pro­pria­zio­ne e auto­ri­du­zio­ne che sono anda­te svi­lup­pan­do­si e cen­tra­liz­zan­do­si in que­sti ulti­mi a par­ti­re dal­la fab­bri­ca. Sap­pia­mo bene che per il sin­da­ca­to del Nord è sta­to un modo come un altro di recu­pe­ra­re quel­lo che ave­va già espres­so il movi­men­to oltre a inter­pre­ta­re quel mas­si­ma­li­smo risor­gen­te nei momen­ti di mas­si­ma cri­si nei par­ti­ti par­la­men­ta­ri (non a caso il mag­gior appog­gio alla «disob­be­dien­za civi­le» vie­ne dal­la Cisl), ma que­sta lot­ta è fon­te di gran­di con­trad­di­zio­ni nel­la strut­tu­ra sin­da­ca­le che ne vie­ta l’e­sten­sio­ne sul ter­ri­to­rio nazio­na­le per­ché non arri­va più a con­trol­lar­la e non sa bene come si con­clu­de­rà. Que­sto ter­re­no va per­cor­so anche se c’è il peri­co­lo che il sin­da­ca­to indi­riz­zi que­sta lot­ta per fini rifor­mi­sti, rifor­ma dei tra­spor­ti, del siste­ma tarif­fa­rio ecc.; il ter­re­no per il sin­da­ca­to non è dei più faci­li quan­do è entra­ta nel­la coscien­za ope­ra­ia la pos­si­bi­li­tà di fare a meno del­la con­trat­ta­zio­ne per una lot­ta che si iden­ti­fi­ca imme­dia­ta­men­te con l’o­biet­ti­vo. Rifiu­to di paga­re gli aumen­ti dei tra­spor­ti, ridu­zio­ne al 50 per cen­to del­le bol­let­te del­la luce ma anche e con­tem­po­ra­nea­men­te tra­spor­ti gra­tis e luce a 8 lire Kw/​h (come la paga­no Agnel­li, Pirel­li, Mon­ti, Pesen­ti) e auto­ri­du­zio­ne del­le bol­let­te gas, tele­fo­no, Tv, del fit­to di casa e anco­ra: occu­pa­zio­ne del­le case sfit­te, spe­sa poli­ti­ca nei super­mer­ca­ti. Non ci può esse­re sepa­ra­zio­ne tra que­sti momen­ti per­ché allo­ra si cadreb­be nel­la trap­po­la sin­da­ca­le con quel gra­dua­li­smo anti­ci­pa­to­re di gros­se scon­fit­te poli­ti­che per tut­to il movi­men­to. Que­sta è la ten­den­za. Lo han­no dimo­stra­to le lot­te ini­zia­te a Roma due anni fa sul­l’au­to­ri­du­zio­ne del­le bol­let­te del­la luce e del tele­fo­no, che sono sta­te il sup­por­to a quel gran­de movi­men­to di occu­pa­zio­ne di case del­l’in­ver­no del 1974; lo dimo­stra­no oggi di fron­te a un attac­co sen­za limi­ti alle con­di­zio­ni di vita dei lavo­ra­to­ri, gli epi­so­di di spe­sa poli­ti­ca, di sco­va­men­to di depo­si­ti di pasta, olio, zuc­che­ro ecc. La riap­pro­pria­zio­ne è un livel­lo più alto di lot­ta che sen­za la con­ti­nui­tà del­le ini­zia­ti­ve in fab­bri­ca con­tro le qua­li­fi­che, l’o­ra­rio, l’am­bien­te, il sala­rio dif­fe­ri­to ci immet­te in uno scon­tro pre­ma­tu­ro con lo Sta­to con il rela­ti­vo pas­sag­gio dal ter­re­no d’at­tac­co a quel­lo di dife­sa. Pra­ti­ca­re il ter­re­no del­la riap­pro­pria­zio­ne signi­fi­ca intan­to rea­liz­za­re un dato sostan­zia­le del pro­gram­ma del sala­rio garan­ti­to: lega­re cioè intor­no agli inte­res­si e ai biso­gni del­la clas­se ope­ra­ia inte­res­si più gene­ra­li del­le mas­se sfrut­ta­te – disoc­cu­pa­ti, sot­toc­cu­pa­ti, mas­sa­ie, gio­va­ni, sot­to­pro­le­ta­ri – su cui fa faci­le pre­sa l’i­deo­lo­gia pic­co­lo bor­ghe­se con i suoi miti d’or­di­ne soprat­tut­to nei momen­ti più cru­cia­li per il capi­ta­le. Il sala­rio, nel momen­to in cui è minac­cia­to anche agli ope­rai del­le gran­di azien­de, è rimet­te­re al cen­tro del­lo scon­tro poli­ti­co la fab­bri­ca e la dire­zio­ne ope­ra­ia. Il ricat­to del lavo­ro eser­ci­ta­to dai padro­ni con la cas­sa inte­gra­zio­ne gene­ra­liz­za­ta, con la minac­cia dei licen­zia­men­ti, ripro­po­ne per gli ope­rai un ter­re­no su cui fino­ra sono sta­ti sem­pre scon­fit­ti. La dife­sa del lavo­ro è la rispo­sta con cui il sin­da­ca­to, spo­san­do il ter­re­no scel­to dal padro­ne, è riu­sci­to a svol­ge­re i momen­ti alti del movi­men­to, a ristrut­tu­rar­li, a inte­grar­li. Non è que­sto il momen­to. Lo sa bene anche il sin­da­ca­to quan­do accet­ta i 24 gior­ni di sospen­sio­ne inve­ce dei 31 volu­ti da Agnel­li ma poi è costret­to a lot­ta­re poi­ché oggi lo scon­tro è sem­pre più poli­ti­co. Padro­ni e sin­da­ca­to han­no davan­ti agli occhi lo spet­tro di Mira­fio­ri, la for­mi­da­bi­le indi­ca­zio­ne di occu­pa­zio­ne del­le fab­bri­che, sabo­tag­gio del­la pro­du­zio­ne, neu­tra­liz­za­zio­ne dei capi.
Que­sto si pro­po­ne al movi­men­to nel­la sua gene­ra­liz­za­zio­ne. No al ricat­to del lavo­ro, no alla cas­sa inte­gra­zio­ne.
Abbia­mo gli stru­men­ti per attac­ca­re, per pren­der­ci il sala­rio garan­ti­to, per affron­ta­re con con­ti­nui­tà il nostro dirit­to di clas­se al rifiu­to del lavo­ro salariato.

ROSSO n.15

gior­na­le den­tro il movimento

pri­ma parte

SOMMARIO

  • Le gior­na­te d’aprile
  • Il ter­ro­ri­smo di Sta­to: l’al­tra fac­cia del­la crisi
  • ROMA – Sono auto­no­mi? Spa­ra­te a vista
  • TORINO-FIAT – Agnel­li inau­gu­ra la “cit­tà ghetto”
  • MILANO-STATALE – La con­se­gna è: “restau­ra­re il domi­nio del sapere”
  • IL PCI: non è qui, è… di guar­dia alla … “demo­cra­zia”
  • IL SINDACATO: dove non arri­va la poli­zia arri­va la … “poli­zia operaia”
  • I GRUPPI: il “nostro” estre­mi­smo, il “vostro” oppor­tu­ni­smo e il “loro” oppor­tu­ni­smo ( rispo­sta a LC e PDUP )
  • Il ter­ro­ri­smo di Sta­to ha un obiet­ti­vo: l’au­to­no­mia operaia
  • Il nuo­vo modo di fare la … repressione
  • CASO GIROTTO: a col­pi di spia
  • CASO VALENTINI: la “liber­tà di delazione”
  • CASO LEVATI: la “dela­zio­ne di classe”
  • GERMANIA – Per­chè tan­ta pau­ra del­la R.A.F.?
    • La nostra tor­tu­ra è meglio: non lascia tracce
    • Sar­tre va a tro­va­re Bader. E dichiara …
    • Dopo Lorenz: un lun­go week-end di terrore
  • U.S.A. – L’FBI ha un pro­get­to: con­trol­la­re tut­ti, o ucciderli
  • Ille­ga­li­tà del­le lot­te fon­te del diritto
  • E se non fos­se­ro tut­ti fascisti
  • Cro­no­lo­gia
  • ROMA – Il Poli­cli­ni­co è ros­so. Imprigionatelo!
  • DANIELE PIFANO – Usa ” sca­val­ca­re le richie­ste sindacali ” … 
    • Una let­te­ra dal carcere
  • Dopo Arge­la­to: scri­vo­no i com­pa­gni svizzeri
  • FABRIZIO CERUSO – “Per i padro­ni sia­mo tut­ti delinquenti” 
    • Par­la il padre
    • Par­la­no i com­pa­gni di Tivoli
  • BRUNO VALLI – Un “mitra assurdo” ?
  • L’ag­gua­to di Firenze
  • Pro­ces­so Ogni­be­ne: la paro­la all’imputato 

secon­da parte

Il nostro estremismo, il vostro opportunismo e il loro riformismo

Da «Ros­so con­tro la repressione»

(rispo­sta a Lc e Pdup) Una tesi acco­mu­na Lot­ta con­ti­nua e il Pdup nel­la con­dan­na del­l’e­stre­mi­smo: gli «auto­no­mi» sono poli­ti­ca­men­te «sprov­ve­du­ti», l’e­stre­mi­smo si ripro­du­ce «nono­stan­te la debo­lez­za» scon­cer­tan­te del­la linea poli­ti­ca. Le con­clu­sio­ni del­l’ar­ti­co­lo di Lc ven­go­no trat­te sul­la base di una sor­ta di iden­ti­kit teo­ri­co degli estre­mi­sti facen­do­li pas­sa­re (que­sta for­se è la dife­sa cui ammic­ca Lc) per «debo­li di men­te». In sin­te­si secon­do Lc esi­sto­no due ten­den­ze: una mora­li­sti­co-reli­gio­sa-roman­ti­ca, vedi Br, l’al­tra cini­co-stru­men­ta­li­sta secon­do le ver­sio­ni sco­la­sti­che di Machia­vel­li; in que­sto sen­so «mili­ta­ri­sti» e «liber­ta­ri gio­va­ni­li­sti», dal­le fem­mi­ni­ste ai Nap, ten­do­no a for­ma­re sì orga­niz­za­zio­ni diver­se ma deri­va­no, sul pia­no teo­ri­co, da una di que­ste ten­den­ze o da un insie­me di entram­be. Minia­ti, per il Pdup, nep­pu­re, s’av­ven­tu­ra nel gine­pra­io e se la sbri­ga con «sprov­ve­du­ti». È noio­so rispon­de­re a que­sta accoz­za­glia di stu­pi­di­tà poli­ti­ca lega­ta indis­so­lu­bil­men­te a vizi dema­go­gi­ci che ten­do­no ad annul­la­re per­si­no i fat­ti più noti. Se qual­che rispo­sta va data è solo per­ché que­sto approc­cio «teo­ri­co» (si fa per dire) alla que­stio­ne mira pale­se­men­te a due sco­pi: pri­mo, evi­ta­re il dibat­ti­to but­tan­do­lo in cari­ca­tu­ra, irri­den­do le com­po­nen­ti (alcu­ne sol­tan­to e le più vec­chie e note) con­flui­te nel­l’or­ga­niz­za­zio­ne auto­no­ma e tut­to­ra esi­sten­ti con fisio­no­mia pro­pria; così si pren­do­no i clas­si­ci due pic­cio­ni: fin­ge­re di difen­de­re o di giu­sti­fi­ca­re l’i­naf­fer­ra­bi­le «feno­me­no socia­le» e denun­cia­re il cor­ri­spon­den­te sboc­co poli­ti­co.
L’av­vo­ca­to difen­so­re diven­ta Pub­bli­co Mini­ste­ro sen­za nep­pu­re cam­bia­re vesti­to. Secon­do sco­po: tene­re in «como­da» posi­zio­ne di igno­ran­za i mili­tan­ti più gio­va­ni entra­ti nel movi­men­to negli ulti­mi tem­pi e che, sen­za col­pa alcu­na, igno­ra­no il già lun­go tra­va­glio e per­cor­so teo­ri­co com­piu­to dal­la nuo­va sini­stra. Non abbia­mo biso­gno, su que­sto pia­no, di dilun­gar­ci trop­po. Se a qual­cu­no resta un mise­ra­bi­le mar­gi­ne di one­stà intel­let­tua­le sa che liqui­da­re le Bri­ga­te ros­se (anche se la dife­sa del­la linea poli­ti­ca di que­sta orga­niz­za­zio­ne non ci com­pe­te per­ché non la con­di­vi­dia­mo) con «ten­sio­ni roman­ti­che e reli­gio­se» è addi­rit­tu­ra grot­te­sco. Anche un let­to­re del «Cor­rie­re d’In­for­ma­zio­ne» ormai può, par­ten­do dal­la figu­ra più famo­sa, Cur­cio, andar­si a docu­men­ta­re sul per­cor­so teo­ri­co che ha por­ta­to a Br la com­po­nen­te marx-leni­ni­sta più digni­to­sa in Ita­lia, pas­san­do attra­ver­so il vaglio di espe­rien­ze come «uni­ver­si­tà nega­ti­va», «lavo­ro poli­ti­co», «col­let­ti­vo poli­ti­co metro­po­li­ta­no», «sini­stra pro­le­ta­ria». Egua­glia­re Pote­re ope­ra­io a una sbia­di­ta rie­di­zio­ne sco­la­sti­ca di Machia­vel­li è un modo di giu­di­ca­re che, fran­ca­men­te, non è faci­le sup­por­re nep­pu­re sul­le lab­bra di Nat­ta (che Fan­fa­ni abbia fat­to già scuo­la anche nel­la estre­ma sini­stra?). Ridur­re l’e­la­bo­ra­zio­ne del Grup­po Gram­sci a oppor­tu­ni­smo filo-sin­da­ca­le dis­sol­to­si poi con un «appa­ren­te para­dos­so», in un «auto­no­mi­smo filo-mili­ta­ri­sta… e in un festan­te gio­va­ni­li­smo liber­ta­rio», appar­tie­ne alla noio­sa atti­tu­di­ne che tan­to irri­ta­va Marx di «appic­ci­ca­re nozio­ni» sen­za nes­su­na seria ana­li­si. Lot­ta con­ti­nua stes­sa si con­trad­di­ce per­ché, guar­da caso, fra tan­te tesi sul­la cri­si con­tro cui scon­trar­si pro­prio nei mate­ria­li pre­pa­ra­to­ri del con­gres­so ave­va scel­to come «signi­fi­ca­ti­ve» quel­le di Pote­re ope­ra­io e del Gram­sci (sarem­mo feli­ci di poter­le leg­ge­re!). D’al­tra par­te da Ope­rai e capi­ta­le a Cri­si e orga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia l’e­la­bo­ra­zio­ne «ope­rai­sta» non ha rice­vu­to nes­su­na con­tro-argo­men­ta­zio­ne seria. Per quan­to riguar­da il Gram­sci le tesi sul­la cri­si e sul­l’or­ga­niz­za­zio­ne, le ana­li­si di fase poli­ti­ca, il nes­so sta­bi­li­to tra lot­ta di clas­se e libe­ra­zio­ne sono anco­ra tra le poche cose digni­to­se che la nuo­va sini­stra ha ela­bo­ra­to. Quin­di: o que­sto dibat­ti­to lo si apre, e lo si fa seria­men­te, oppu­re gli attac­chi assur­di dimo­stra­no solo l’in­con­si­sten­za teo­ri­ca di chi li por­ta e, mol­to peg­gio, dimo­stra­no una con­so­li­da­ta pra­ti­ca, bas­sa­men­te cal­mie­ra­tri­ce che imi­ta, al peg­gio, i poli­ti­can­ti bor­ghe­si più squal­li­di. Pas­sia­mo ora alle cose più impor­tan­ti, quel­le che toc­ca­no la pra­ti­ca poli­ti­ca. L’a­na­li­si del­l’e­stre­mi­smo fat­ta da Lc si ridu­ce in sin­te­si a que­sto: a) l’e­stre­mi­smo è, pri­ma che feno­me­no poli­ti­co, un feno­me­no socia­le, come tale esso nasce dal­la ribel­lio­ne imme­dia­ta, uni­la­te­ra­le e al tem­po stes­so tota­le all’or­ga­niz­za­zio­ne capi­ta­li­sti­ca; b) l’e­stre­mi­smo non si ridu­ce alla linea poli­ti­ca ma è un por­ta­to del­la «con­ce­zio­ne del mon­do» che nasce in que­sta ribel­lio­ne socia­le «tota­le» all’or­ga­niz­za­zio­ne capi­ta­li­sti­ca; e) se l’or­ga­niz­za­zio­ne atte­nua il col­le­ga­men­to orga­ni­co dal­la vita socia­le, la poli­ti­ca tor­na a far­si atti­vi­tà sepa­ra­ta e a con­trap­por­si alle spin­te nuo­ve che emer­go­no dal movi­men­to.
Que­ste spin­te cer­che­ran­no quin­di altre espres­sio­ni di sé in orga­niz­za­zio­ni che teo­riz­za­no la ribel­lio­ne in quan­to tale sen­za saper­la tra­sfor­ma­re in poli­ti­ca rivo­lu­zio­na­ria. La tesi del Mani­fe­sto è mol­to più sche­ma­ti­ca e si ridu­ce a que­sto: la stra­da è tor­tuo­sa (quel­la del­la rivo­lu­zio­ne), il movi­men­to è in riflus­so, l’a­na­li­si «scien­ti­fi­ca» ci dice che però la situa­zio­ne non è dispe­ra­ta. Altri inve­ce si dispe­ra­no e cer­ca­no con la fuga in avan­ti di testi­mo­nia­re la pre­sen­za rivo­lu­zio­na­ria.
Tut­to ciò è dan­no­so ma è anche cau­sa­to dal­l’in­suf­fi­cien­te linea di demar­ca­zio­ne che si riscon­tra a vol­te fra com­por­ta­men­to del­la sini­stra rifor­mi­sta e respon­sa­bi­li del siste­ma, oppu­re è cau­sa­to da insuf­fi­cien­te ten­sio­ne idea­le e «demo­cra­ti­ca» nel­la vita del­le orga­niz­za­zio­ni. Pri­ma cosa da nota­re, né l’u­na né l’al­tra tesi entra­no nel meri­to del­la discus­sio­ne a pro­po­si­to del­la linea poli­ti­ca degli estre­mi­sti.
Il risul­ta­to che si vuo­le con­se­gui­re: la dimo­stra­zio­ne che gli estre­mi­sti orga­niz­za­ti sono una inu­ti­le sco­ria poli­ti­ca, vie­ne pre­sup­po­sto, affer­man­do cioè che l’e­stre­mi­smo è un pro­dot­to socia­le e poli­ti­co pri­ma che orga­niz­za­ti­vo. Del­la linea poli­ti­ca, quin­di, si può non discu­te­re, per­ché la ragio­ne del suo affer­mar­si non risie­de in essa ma nel­la socie­tà e nel movi­men­to poli­ti­co. Sareb­be come dire: dato che la ribel­lio­ne tro­va la sua ori­gi­ne nel­le con­di­zio­ni socia­li del pro­le­ta­ria­to e non nel mar­xi­smo, il mar­xi­smo è tal­men­te irri­le­van­te che non vale la pena discu­ter­ne. Voglia­mo dire che pro­prio ciò che deve dimo­stra­re: il fat­to che tra estre­mi­smo come feno­me­no socia­le ed estre­mi­smo poli­ti­co orga­niz­za­to esi­sta un nes­so sol­tan­to casua­le o comun­que ridut­ti­vo, pro­prio que­sto Lot­ta con­ti­nua non lo dimo­stra. Il Pdup si atte­sta inve­ce sul­l’in­ven­zio­ne del­le tesi poli­ti­che attri­bui­te all’av­ver­sa­rio: «chi è con­vin­to che nel­la fab­bri­ca, nel­la scuo­la, nel quar­tie­re, la par­ti­ta sia ormai chiu­sa» (sic!) e, improv­vi­san­do una «psi­co­lo­gia del­la scon­fit­ta», cer­ca di moti­va­re l’e­stre­mi­smo con la «sfi­du­cia» nel­la lot­ta di mas­sa matu­ra­ta in que­sta fase di rela­ti­vo riflus­so. È per­si­no pate­ti­ca l’on­ni­po­ten­za infan­ti­le di Minia­ti che cre­de dav­ve­ro che tut­ti con­di­vi­da­no le sue ana­li­si! Su que­sto tor­ne­re­mo poi. Venia­mo ades­so, dopo aver­ne cri­ti­ca­to il «sot­ter­fu­gio» fon­da­men­ta­le, alle «ana­li­si» di Lot­ta con­ti­nua. L’e­stre­mi­smo, ori­gi­na­to da una ribel­lio­ne socia­le imme­dia­ta e tota­le all’or­ga­niz­za­zio­ne capi­ta­li­sti­ca, vie­ne poi ridot­to alla con­trad­di­zio­ne maoi­sta tra vec­chio e nuo­vo. È chia­ro il ten­ta­ti­vo: pri­mo, dilui­re l’e­stre­mi­smo in una defi­ni­zio­ne del feno­me­no a livel­lo socia­le in modo da far­ne coglie­re, in sostan­za, sem­pli­ce­men­te il dato di ribel­lio­ne pro­le­ta­ria alla Gaspa­raz­zo; secon­do, col­lo­ca­re que­sta ansia di ribel­lio­ne in una dimen­sio­ne che va al di là del­le deter­mi­na­zio­ni di clas­se: il vec­chio e il nuo­vo. È evi­den­te la scioc­chez­za: l’«estremismo», in quan­to tale, è un feno­me­no poli­ti­co, le «ragio­ni socia­li» del­la sua esi­sten­za sono indi­vi­dua­te anche da Lot­ta con­ti­nua, sep­pur con­fu­sa­men­te, e sono quel­le stes­se che, al livel­lo del com­por­ta­men­to imme­dia­to, spie­ga­no il rifiu­to, l’e­stra­nei­tà al lavo­ro, l’e­stra­nei­tà all’in­sie­me del­l’or­ga­niz­za­zio­ne socia­le del­la pro­du­zio­ne e del­la ripro­du­zio­ne capi­ta­li­sti­ca. L’e­stre­mi­smo è la veste poli­ti­ca del frut­to (non «eter­no» – com­pa­gni di Lc – e nean­che eter­no rispet­to all’e­si­sten­za del pro­le­ta­ria­to) di una com­po­si­zio­ne di clas­se deter­mi­na­ta (l’o­pe­ra­io appen­di­ce del­la mac­chi­na, l’o­pe­ra­io comu­ne, l’o­pe­ra­io che guar­da e rego­la, posto pri­ma «accan­to» al pro­ces­so pro­dut­ti­vo, e il pro­le­ta­rio dif­fu­so­si ormai su tut­to l’ar­co socia­le, l’es­se­re rea­le cioè del­la pre­vi­sio­ne mar­xia­na). In quan­to veste «poli­ti­ca» esso è «ideal­men­te» e lo è par­zial­men­te nel­la pra­ti­ca, la con­nes­sio­ne di que­sti ele­men­ti di attac­co anti­ca­pi­ta­li­sti­co orga­niz­za­ti nel­le loro espres­sio­ni di avan­guar­dia. Da que­sto pun­to di vista però l’e­stre­mi­smo non è più il nuo­vo con­tro il vec­chio, non è un gene­ri­co «feno­me­no socia­le», ma è un pro­gram­ma poli­ti­co e di orga­niz­za­zio­ne il cui rife­ri­men­to è la pra­ti­ca di lot­ta rivo­lu­zio­na­ria pro­le­ta­ria esi­sten­te. Più sem­pli­ce­men­te; le ori­gi­ni socia­li del­l’e­stre­mi­smo indi­vi­dua­te da Lc sono in real­tà le ori­gi­ni «socia­li» del­la lot­ta di clas­se rivo­lu­zio­na­ria, e non le «ori­gi­ni» del «nuo­vo»; l’e­stre­mi­smo è non solo paro­la ma fat­to poli­ti­co orga­niz­za­to che a que­ste ori­gi­ni si richia­ma e che da esse trae ali­men­to, esso si pone quin­di non come «nuo­vo», ma come l’es­se­re rivo­lu­zio­na­rio del­la clas­se in oppo­si­zio­ne al suo esse­re rifor­mi­sta. L’in­di­ret­ta con­fer­ma di tut­to ciò è data da Lc stes­sa che per addur­re le «ragio­ni socia­li» del­l’e­stre­mi­smo non fa che ripren­de­re le «ragio­ni socia­li» del­la rivo­lu­zio­ne; «biso­gni pre­sen­ti nel­la clas­se ope­ra­ia nel­la ribel­lio­ne al dispo­ti­smo sot­to padro­ne, nel­la con­trap­po­si­zio­ne alla vec­chia poli­ti­ca revi­sio­ni­sta…». «Ragio­ni socia­li» che non sia­no que­ste sono in real­tà le oppo­ste «ragio­ni socia­li» che spie­ga­no la pre­sen­za rifor­mi­sta e, oggi, quel­la dei grup­pi. In real­tà quin­di que­sto dibat­ti­to sul­l’e­stre­mi­smo è con­dot­to per ora a col­pi di fra­si vaghe e sba­glia­te. D’al­tra par­te cosa atten­der­si da chi sci­vo­la sem­pre di più ver­so l’op­por­tu­ni­smo? Per rima­ne­re alla sola linea poli­ti­ca e in manie­ra «ultra­sche­ma­ti­ca» (riman­dia­mo alle nostre pub­bli­ca­zio­ni e ai nostri docu­men­ti i com­pa­gni di Lc e del Pdup) ricor­dia­mo alcu­ni trat­ti del­la rifles­sio­ne del­l’au­to­no­mia: a) – il carat­te­re strut­tu­ra­le del­la cri­si e, insie­me, il suo carat­te­re di novi­tà sto­ri­ca rispet­to alle cri­si pre­ce­den­ti del­l’in­te­ro asset­to capi­ta­li­sti­co è, fon­da­to nel­la com­po­si­zio­ne di clas­se, il ribal­ta­men­to dei rap­por­ti di for­za tra ope­rai, pro­le­ta­ri e capi­ta­le; b) – que­sto carat­te­re del­la cri­si, fon­da­to nel­la com­po­si­zio­ne di clas­se più com­piu­ta­men­te estra­nea al lavo­ro, chie­de, dal rifiu­to del lavo­ro all’ap­pro­pria­zio­ne, dal­la cre­scen­te rispo­sta al ter­ro­ri­smo del­le mul­ti­na­zio­na­li e dei loro Sta­ti, il comu­ni­smo come pro­gram­ma poli­ti­co; c) – il carat­te­re del­la fase sto­ri­ca si espri­me nel­la cri­si ed esi­ge quin­di un livel­lo d’or­ga­niz­za­zio­ne che si pon­ga diret­ta­men­te sul ter­re­no del­la «costru­zio­ne del comu­ni­smo»; il che signi­fi­ca il com­piu­to ribal­ta­men­to del­la tat­ti­ca e del­l’or­ga­niz­za­zio­ne leni­ni­sta: dal­la for­za ope­ra­ia alle con­trad­di­zio­ni inter­ca­pi­ta­li­sti­che, e non vice­ver­sa; l’u­ni­tà di clas­se come svi­lup­po del­le sue con­trad­di­zio­ni inter­ne e non la poli­ti­ca del­le allean­ze; l’or­ga­niz­za­zio­ne come pro­ie­zio­ne del pote­re ope­ra­io non come con­di­zio­ne ester­na di que­sto pote­re; il pro­gram­ma come rove­scia­men­to del «modo del­l’at­ti­vi­tà» non come «svi­lup­po»; infi­ne l’u­ni­tà oggi data tra sco­po del­la lot­ta di clas­se e libe­ra­zio­ne del­l’in­di­vi­duo socia­le total­men­te svi­lup­pa­to; d) – l’i­ne­vi­ta­bi­li­tà, nei pae­si capi­ta­li­sti­ca­men­te svi­lup­pa­ti, del­l’as­sun­zio­ne dei com­pi­ti di pro­du­zio­ne e ordi­ne da par­te del movi­men­to ope­ra­io rifor­mi­sta poi­ché l’u­ni­ca clas­se capa­ce di dare for­za suf­fi­cien­te alla mac­chi­na capi­ta­li­sti­ca è comun­que, data la com­po­si­zio­ne, quel­la pro­le­ta­ria non anco­ra svi­lup­pa­ta a clas­se per sé, a clas­se che auto­de­ter­mi­na le con­di­zio­ni del­la sua rea­liz­za­zio­ne (cioè del­la sua nega­zio­ne); e) – è a par­ti­re da que­sta com­pren­sio­ne del movi­men­to nei suoi carat­te­ri stra­te­gi­ci che oggi arti­co­lia­mo la nostra pro­po­sta sul­le 35 ore e il sala­rio garan­ti­to, sul­l’at­tac­co alla pro­du­zio­ne, sul­l’ap­pro­pria­zio­ne, sul­l’at­tac­co ai rifor­mi­sti come gesto­ri del­la cri­si e del­la repres­sio­ne in pri­ma per­so­na. Come rispon­do­no a que­ste tesi, non ovvia­men­te nel­la for­ma sche­ma­ti­ca pri­ma uti­liz­za­ta, i neo-rifor­mi­sti del­la tri­pli­ce? Fino­ra abbia­mo solo sen­ti­to vaneg­gia­men­ti da «tut­ti a casa»: la cri­si è pro­lun­ga­ta (scien­ti­fi­ca la defi­ni­zio­ne!) ma l’or­ga­niz­za­zio­ne non può por­si il com­pi­to imme­dia­to del­la rivo­lu­zio­ne pro­le­ta­ria ben­sì lavo­ra­re o a bat­te­re il gol­pe vero… o abbat­te­re il gol­pe stri­scian­te di un bloc­co rea­zio­na­rio con la DC alla testa… o a lot­ta­re con­tro la nor­ma­liz­za­zio­ne… o a esul­ta­re e a pre­pa­rar­si a nuo­vi com­pi­ti nel caso che si veri­fi­chi­no «i pro­fon­di cam­bia­men­ti» che intro­dur­reb­be la vit­to­ria del­le sini­stre… Il tut­to con­di­to da ini­zia­ti­ve di refe­ren­dum por­ta­te avan­ti con meno corag­gio di quan­to non dimo­stri­no i radi­ca­li.
Con­tro­pro­va?
Atteg­gia­men­to bal­bet­tan­te sul­le 35 ore, con­dan­na di ogni epi­so­dio di attac­co alla pro­du­zio­ne, con­dan­na o silen­zio sul­l’ap­pro­pria­zio­ne, ecc. ecc. Il Pdup poi, can­ta la stes­sa can­zo­ne, solo in ter­mi­ni isti­tu­zio­na­li (sin­da­ca­ti, par­ti­ti di sini­stra, par­la­men­to, enti loca­li), quin­di sia­mo al peg­gio. Che dire?
Che pri­ma del pro­ces­so all’e­stre­mi­smo que­sti signo­ri capi­sca­no che non si può lavo­ra­re su tren­ta «ipo­te­si» o pre­vi­sio­ni per­ché tren­ta «ipo­te­si» chie­do­no tren­ta diver­se solu­zio­ni tat­ti­che.
Che i carat­te­ri gene­ra­li del­la fase sto­ri­ca non si defi­ni­sco­no con qual­che vago agget­ti­vo e che, comun­que, una orga­niz­za­zio­ne comu­ni­sta non nasce den­tro una deter­mi­na­ta com­po­si­zio­ne di clas­se e una «cri­si sto­ri­ca» per evol­ver­si in un impre­ve­di­bi­le futu­ro, in orga­niz­za­zio­ne che è fun­zio­ne del pote­re ope­ra­io per il comu­ni­smo. Se oggi, e per tut­ta la dura­ta pre­ve­di­bi­le del­la cri­si come fa capi­re Lc il pro­gram­ma comu­ni­sta non è matu­ro, l’or­ga­niz­za­zio­ne che si costrui­sce solo in modo idea­li­sti­co può esse­re doma­ni adat­ta ai com­pi­ti pro­pria­men­te rivo­lu­zio­na­ri?
Logi­co sareb­be allo­ra sta­re a casa e aspet­ta­re che matu­ri­no le nespo­le. Infi­ne, a pro­po­si­to di linea di mas­sa, cosa ci dico­no lor­si­gno­ri sul­le 35 ore, il sala­rio garan­ti­to e le for­me di lot­ta per con­qui­sta­re que­sti livel­li essen­zia­li a una rispo­sta di clas­se alla cri­si e alle sue dimensioni?