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LINEA DI MASSA/​4 – documenti della lotta di classe

Il qua­dro com­ples­si­vo del­la con­ti­nui­tà del­le lot­te ope­ra­ie in Ita­lia negli anni ses­san­ta e in par­ti­co­la­re del CICLO DELLE LOTTE DEL 1968, come pas­sag­gio attra­ver­so il qua­le matu­ra la cre­sci­ta di un nuo­vo livel­lo poli­ti­co del­lo scontro.

Atti del seminario di Padova

da Atti del semi­na­rio di Pado­va (28 luglio – 4 ago­sto 1973), Edi­to­ria­le di Pote­re ope­ra­io n. 50

Rico­min­cia­re da capo non signi­fi­ca tor­na­re indietro


Per­chè uscia­mo dal grup­po
Per­chè sce­glia­mo l’ Auto­no­mia orga­niz­za­ta
Non tor­nia­mo indie­tro andia­mo avan­ti

Per­chè rico­min­cia­mo dac­ca­po dopo die­ci anni da quel­la Piaz­za Sta­tu­to, mai abba­stan­za male­det­ta da padro­ni e rifor­mi­sti, che è sta­ta il nostro con­gres­so di fon­da­zio­ne?
Per­chè cre­dia­mo oggi fon­da­men­ta­le una radi­ca­le cam­pa­gna di ret­ti­fi­ca di linea e di dis­so­lu­zio­ne del­la «strut­tu­ra di grup­po», una vera e pro­pria rivo­lu­zio­ne cul­tu­ra­le nell’ambito del­la orga­niz­za­zio­ne del­la sini­stra rivo­lu­zio­na­ria?
Per­chè e come ripro­po­nia­mo il tema dell’organizzazione di clas­se, dopo que­sti die­ci anni di cre­sci­ta del movi­men­to e alcu­ni momen­ti di ege­mo­nia sul movi­men­to rivo­lu­zio­na­rio com­ples­si­vo?
Qua­li sono le pri­me sca­den­ze, i pri­mi ele­men­ti di pro­gram­ma e le for­me di orga­niz­za­zio­ne che una fase di chia­ri­men­to, di dibat­ti­to e di lot­ta poli­ti­ca ha enu­clea­to e sul­la qua­le dob­bia­mo pro­var­ci?
Auto­no­mia ope­ra­ia e rifiu­to del lavo­ro sono la for­ma e il con­te­nu­to del for­mi­da­bi­le sal­to in avan­ti che, da Piaz­za Sta­tu­to a Cor­so Tra­ia­no, da Via Tibal­di all’11 mar­zo ’72, dal­le pri­me azio­ni di lot­ta arma­ta al mar­zo ’73 di Mira­fio­ri, la clas­se ope­ra­ia, e l’intero movi­men­to rivo­lu­zio­na­rio del pro­le­ta­ria­to sot­to la sua dire­zio­ne, han­no com­piu­to. Ma auto­no­mia ope­ra­ia e rifiu­to del lavo­ro non sono mai riu­sci­ti a tro­va­re una media­zio­ne orga­niz­za­ti­va che non fos­se momen­ta­nea e spon­ta­nea.
Ogni ten­ta­ti­vo orga­niz­za­ti­vo ha al con­tra­rio scis­so e sepa­ra­to que­sti ter­mi­ni com­ple­men­ta­ri: que­sta scis­sio­ne è sta­ta il fon­da­men­to dell’opportunismo di destra e di sini­stra.
L’opportunismo di destra ha esal­ta­to l’autonomia, rin­ne­gan­do i con­te­nu­ti mate­ria­li di cui que­sta si nutri­va: al rifiu­to del lavo­ro, agli obiet­ti­vi comu­ni­sti di appro­pria­zio­ne ha di nuo­vo sosti­tui­to l’orizzonte socia­li­sta del­la con­trat­ta­zio­ne isti­tu­zio­na­le, la cosid­det­ta auto­no­mia del poli­ti­co e un con­se­guen­te pro­gram­ma di più equa ripar­ti­zio­ne dei red­di­ti. L’opportunismo di sini­stra ha iste­ri­ca­men­te esal­ta­to la volon­tà di rot­tu­ra e di scon­tro del­le avan­guar­die del rifiu­to del lavo­ro, disper­den­do tut­ta­via nel deli­rio gau­chi­sta ogni capa­ci­tà di inter­pre­ta­re il movi­men­to di mas­sa, ceden­do alla ten­ta­zio­ne di un ter­ro­ri­smo sen­za prin­ci­pi, pre­da per­ciò di nuo­vo dell’iniziativa pro­vo­ca­to­ria dei livel­li isti­tu­zio­na­li del capi­ta­le. Sul pia­no poli­ti­co sia l’opportunismo di destra che quel­lo di sini­stra sono quin­di neces­sa­ria­men­te sci­vo­la­ti in una pra­ti­ca buro­cra­ti­ca, dele­ga­ta, tar­do­co­mu­ni­sta: i grup­pi sono oggi extra­par­la­men­ta­ri solo di nome, in real­tà tut­te le loro sca­den­ze han­no fini­to con l’essere par­la­men­ta­ri e isti­tu­zio­na­li e ogni loro strut­tu­ra ha fini­to per ripe­te­re i model­li obso­le­ti del­la rap­pre­sen­tan­za poli­ti­ca, del­la dele­ga, del­la tra­di­zio­ne ter­zin­ter­na­zio­na­li­sta.
Miglia­ia di com­pa­gni sono sta­ti costret­ti a una pic­co­la e meschi­na pra­ti­ca mino­ri­ta­ria lad­do­ve poche deci­ne di ope­rai, negli anni ’60, lega­ti alle mas­se, ogni gior­no rin­no­van­do la sco­per­ta del rifiu­to del lavo­ro, era­no riu­sci­ti a for­ma­re l’avanguardia mag­gio­ri­ta­ria del pro­le­ta­ria­to, a impor­re un sal­to in avan­ti qua­li­ta­ti­vo, fon­da­men­ta­le e irre­ver­si­bi­le, ai com­por­ta­men­ti ope­rai e alle lot­te. Solo una dire­zio­ne ope­ra­ia, diret­ta e imme­dia­ta, può oggi ricon­giun­ge­re auto­no­mia e rifiu­to del lavo­ro.
La dire­zio­ne ope­ra­ia si eser­ci­ta pri­ma di tut­to nel man­te­ni­men­to dei livel­li di pote­re rag­giun­ti nel rap­por­to tra ope­rai e capi­ta­le.
Livel­li di pote­re che si chia­ma­no assen­tei­smo, sabo­tag­gio, rifiu­to di tut­te le for­me incen­ti­van­ti e noci­ve del lavo­ro, sol­di; che si chia­ma­no capa­ci­tà di lot­ta con­tro la cri­si e con­tro lo svi­lup­po, con­tro ogni for­ma del coman­do capi­ta­li­sti­co; che si chia­ma­no rifiu­to di ogni for­ma di con­trat­ta­zio­ne e di par­te­ci­pa­zio­ne, di ogni ten­ta­ti­vo isti­tu­zio­na­le, sin­da­ca­le o par­ti­ti­co, di con­trol­lo dell’autonomia. Ma tut­to ciò non basta. La dire­zio­ne ope­ra­ia non si svol­ge oggi sola­men­te sul ter­re­no dei rap­por­ti di for­za fra ope­rai e capi­ta­le. Essa affron­ta anche i pro­ble­mi del­la secon­da fase: i pro­ble­mi cioè del rap­por­to clas­se-par­ti­to.
I livel­li di pote­re che l’autonomia ope­ra­ia sa tene­re in fab­bri­ca e nel­la socie­tà ten­do­no neces­sa­ria­men­te a tra­sfor­mar­si in livel­li di attac­co.
La coscien­za di mas­sa del pote­re ope­ra­io si tra­du­ce in for­za sog­get­ti­va e in ini­zia­ti­va di avan­guar­dia. Il rifiu­to del­la con­trat­ta­zio­ne si tra­sfor­ma in com­por­ta­men­to di appro­pria­zio­ne.
La lot­ta con­tro gli infi­ni­ti ten­ta­ti­vi padro­na­li di repres­sio­ne, si svi­lup­pa in capa­ci­tà di soste­ne­re e diri­ge­re pri­mi momen­ti di lot­ta arma­ta anti­ca­pi­ta­li­sti­ca. Il tem­po è matu­ro per­chè que­sta secon­da fase sia per­cor­sa inte­ra­men­te dal­le for­ze di mas­sa auto­no­me del­la clas­se ope­ra­ia. Ope­rai e capi­ta­le, clas­se e par­ti­to; auto­no­mia e rifiu­to del lavo­ro, appro­pria­zio­ne e mili­ta­riz­za­zio­ne: que­sti sono i temi su cui si pro­va la matu­ri­tà del­la dire­zio­ne di clas­se ope­ra­ia.
Il loro lega­me è dia­let­ti­co, e cioè uni­ta­rio e arti­co­la­to: solo una dire­zio­ne ope­ra­ia cen­tra­liz­za­ta può domi­na­re que­sta arti­co­la­zio­ne e impor­re que­sta uni­tà. Ciò signi­fi­ca che la paro­la d’ordine del­la cen­tra­liz­za­zio­ne, matu­ra­ta attra­ver­so l’esperienza dei grup­pi, non è da noi abban­do­na­ta. Ma si trat­ta di dare car­ne e san­gue a quel­la che è sta­ta una paro­la d’ordine pura­men­te ideo­lo­gi­ca. È per que­sto che, di fron­te al fal­li­men­to neces­sa­rio dei grup­pi, la fusio­ne mate­ria­le del poten­zia­le di dire­zio­ne può dar­si solo alla base, solo den­tro l’autonomia ope­ra­ia.
La cen­tra­liz­za­zio­ne, il par­ti­to non sono dei miti, non sono la solu­zio­ne dele­ga­ta del pro­ble­ma del­la dire­zio­ne col­let­ti­va del pro­le­ta­ria­to: sono inve­ce un pro­ces­so di lot­te e di orga­niz­za­zio­ne, vis­su­to ogni gior­no, nel dif­fi­ci­le cam­mi­no del­la for­ma­zio­ne orga­niz­za­ti­va del pro­gram­ma.
Il nostro pro­ble­ma non è altro che quel­lo di con­giun­ge­re in modo cor­ret­to, e quin­di effi­ca­ce, la com­pat­ta auto­no­mia del­la clas­se ope­ra­ia e i movi­men­ti del­la sua avan­guar­dia. La clas­se ope­ra­ia si fa par­ti­to attra­ver­so la cen­tra­liz­za­zio­ne dei pro­pri movi­men­ti.
Que­sto pro­ces­so di par­ti­to può esse­re anti­ci­pa­to solo attra­ver­so la cen­tra­liz­za­zio­ne di base, pra­ti­ca e non ideo­lo­gi­ca, attua­ta nel­la con­cen­tra­zio­ne di una for­za di mas­sa e di un’iniziativa di attac­co.
È per que­sto che la cen­tra­liz­za­zio­ne che pro­po­nia­mo e comin­cia­mo a met­te­re in atto per noi stes­si si pre­sen­ta come for­za espan­si­va, come strut­tu­ra espan­si­va, che rac­co­glie per esal­ta­re (e non per illan­gui­di­re, come avvie­ne nei grup­pi) ogni ini­zia­ti­va pro­le­ta­ria con­tro il lavo­ro.
Ciò non­di­me­no que­sta cen­tra­liz­za­zio­ne è un fat­to rea­le: è fusio­ne di volon­tà sog­get­ti­va, è capa­ce di bat­te­re la cicli­ci­tà del­le lot­te domi­na­te dal sin­da­ca­to e dal padro­ne, per impor­re sem­pre l’iniziativa di attac­co. Ma quel­lo che deve esse­re chia­ro è di nuo­vo que­sto: che la media­zio­ne teo­ri­ca, l’articolazione pra­ti­ca, la cen­tra­liz­za­zio­ne deci­sio­na­le di attac­co con­tro la cicli­ci­tà del movi­men­to, noi non le rico­no­scia­mo a nes­sun mec­ca­ni­smo dele­ga­to, non le ponia­mo den­tro a nes­su­na divi­sio­ne del lavo­ro, non le fis­sia­mo in nes­su­na strut­tu­ra ver­ti­ca­le. Se un par­ti­to ope­ra­io ade­gua­to all’attuale com­po­si­zio­ne poli­ti­ca del­la clas­se ope­ra­ia, e cioè impian­ta­to sull’esperienza che le lot­te e il rifiu­to del lavo­ro han­no deter­mi­na­to nel­la clas­se ope­ra­ia, deve nasce­re, esso nasce­rà solo dal­la diret­ta capa­ci­tà ope­ra­ia di appro­priar­si pri­ma di tut­to del­la pro­pria orga­niz­za­zio­ne.

 L’Autonomia orga­niz­za­ta

Pri­me espe­rien­ze dell’autonomia orga­niz­za­ta, nel­le gran­di fab­bri­che e sul ter­re­no socia­le, sono date. Un pri­mo pro­ces­so di orga­niz­za­zio­ne nazio­na­le di que­ste emer­gen­ze dell’autonomia è comin­cia­to.
Noi rico­no­scia­mo in que­sto pri­mo pro­ces­so un’indicazione orga­niz­za­ti­va vali­da e quin­di una sede di lavo­ro poli­ti­co.
Noi rite­nia­mo che l’inserimento di qua­dri ester­ni nel lavo­ro poli­ti­co del­le assem­blee e dei comi­ta­ti auto­no­mi deb­ba por­ta­re a una fusio­ne com­ple­ta, e che que­sto sia impor­tan­tis­si­mo per la costru­zio­ne di una capa­ci­tà gene­ra­le di dire­zio­ne e di ege­mo­nia poli­ti­ca sul movi­men­to da par­te degli ope­rai d’avanguardia.
Il pro­ces­so dell’autonomia orga­niz­za­ta va ulte­rior­men­te spin­to in avan­ti, acce­le­ra­to den­tro le sca­den­ze di lot­ta e di orga­niz­za­zio­ne che l’autonomia si dà. La cam­pa­gna di mas­sa per l’affermazione del­la dire­zio­ne ope­ra­ia sul movi­men­to, per la dis­so­lu­zio­ne di ogni ester­ni­tà o dele­ga orga­niz­za­ti­va va imme­dia­ta­men­te svi­lup­pa­ta.
Nel­la for­mi­da­bi­le con­ti­nui­tà del movi­men­to ita­lia­no abbia­mo la pos­si­bi­li­tà di usa­re la cri­si dei grup­pi come momen­to posi­ti­vo per l’allargamento del­la con­ce­zio­ne e dell’organizzazione del­la gestio­ne auto­no­ma del pote­re ope­ra­io: que­sta pos­si­bi­li­tà non dob­bia­mo per­der­la! Se orga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia è orga­niz­za­zio­ne dell’organizzazione, se lot­te e orga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia in ter­mi­ni di gestio­ne, di pote­re, sono la stes­sa cosa, il pro­ces­so di par­ti­to è inte­ra­men­te un pro­ces­so di lot­te. Oggi a noi spet­ta di vede­re assie­me la solu­zio­ne ini­zia­le del pro­ble­ma dell’organizzazione, così come sia­mo venu­ti affron­tan­do­lo, e il pro­get­to di ria­pri­re la lot­ta per l’organizzazione? La sca­den­za è vici­na.
Il rifor­mi­smo ten­ta dispe­ra­ta­men­te di sta­bi­liz­zar­si: ma tut­to ci dimo­stra come il ten­ta­ti­vo sia vano. Il pro­ble­ma non è di sape­re se il rifor­mi­smo riu­sci­rà a pas­sa­re oppu­re no: que­sto pro­ble­ma lo abbia­mo risol­to con le lot­te degli anni ’60, dimo­stran­do la defi­ni­ti­va scon­fit­ta sto­ri­ca di ogni pro­po­sta di accom­pa­gna­re lo svi­lup­po del­lo sfrut­ta­men­to al con­sen­so del­la clas­se ope­ra­ia.
Il pro­ble­ma è di sape­re se la scon­fit­ta del rifor­mi­smo tro­ve­rà la clas­se ope­ra­ia pron­ta a gesti­re il pro­ces­so rivo­lu­zio­na­rio del­la pre­sa del pote­re e dell’instaurazione del comu­ni­smo. È que­sta l’ultima sca­den­za che ci inte­res­sa.
Il nostro sfor­zo orga­niz­za­ti­vo è quin­di vol­to alla pre­pa­ra­zio­ne di que­sto momen­to, attra­ver­so un eser­ci­zio con­ti­nuo del pote­re ope­ra­io nel­le fab­bri­che e nel­la socie­tà, insie­me cau­sa del­la cri­si capi­ta­li­sti­ca e pro­ces­so di orga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia per il comu­ni­smo.
Le lot­te che stan­no apren­do­si, sul sala­rio con­tro gli effet­ti repres­si­vi dell’inflazione, con­tro il lavo­ro sull’orario e la gior­na­ta lavo­ra­ti­va, que­ste lot­te ci impe­gna­no a svi­lup­par­le in que­sto sen­so radi­ca­le, come pre­fi­gu­ra­zio­ne del­lo sboc­co rivo­lu­zio­na­rio.
Lot­te e orga­niz­za­zio­ne sono tutt’uno per­chè vin­ce­re e svi­lup­pa­re l’organizzazione comu­ni­sta del­la socie­tà è tutt’uno.
Que­sto è l’ultimo nume­ro di «Pote­re Ope­ra­io».
La cre­sci­ta del­la dire­zio­ne ope­ra­ia del­le lot­te e dell’organizzazione ha dis­sol­to le istan­ze orga­niz­za­ti­ve dei grup­pi. Par­te dei com­pa­gni che oggi sot­to­scri­vo­no quest’ultimo nume­ro di «Pote­re Ope­ra­io» ne han­no vis­su­to l’intera espe­rien­za. E non la rin­ne­ga­no.
I grup­pi, inter­pre­tan­do in manie­ra sba­glia­ta un pro­ble­ma vero, quel­lo cioè dell’omogeneizzazione nazio­na­le dell’intervento, han­no per­mes­so a noi tut­ti di cre­sce­re nel­la coscien­za di clas­se e nel­la disci­pli­na dell’organizzazione.
Ma ora i com­pa­gni deb­bo­no di nuo­vo, come sem­pre han­no fat­to, con­fron­ta­re gli esi­ti del­la loro espe­rien­za alle esi­gen­ze dell’organizzazione ope­ra­ia e al pro­ces­so del­la sua cre­sci­ta: con deter­mi­na­zio­ne, sen­za timi­dez­za, sen­za rimor­si ognu­no deve deci­de­re da che par­te sta­re.
Noi abbia­mo scel­to l’autonomia orga­niz­za­ta e la dire­zio­ne ope­ra­ia. Se gli altri com­pa­gni inten­do­no con­ti­nua­re a gri­da­re lo slo­gan «pote­re ope­ra­io», si ral­le­gri­no, anche noi con­ti­nue­re­mo a far­lo: qui non ci sono mag­gio­ran­ze o mino­ran­ze, la nostra espe­rien­za rico­no­sce que­sti rap­por­ti di coman­do e di disci­pli­na solo alla e nei con­fron­ti del­la dire­zio­ne ope­ra­ia.
Pote­re ope­ra­io, dun­que, ma – e in que­sto sia­mo set­ta­ri – solo nel­la for­ma e nei tem­pi rico­no­sciu­ti e gui­da­ti dall’autonomia ope­ra­ia orga­niz­za­ta.
Abbia­mo rifiu­ta­to il grup­po e la sua logi­ca per esse­re nel movi­men­to rea­le per esse­re nell’Autonomia orga­niz­za­ta

da Atti del semi­na­rio di Pado­va (28 luglio – 4 ago­sto 1973), Edi­to­ria­le di Pote­re ope­ra­io n. 50

Potere Operaio n°50

SOMMARIO
I PERCHE’ USCIAMO DAL GRUPPO
Non tor­nia­mo indie­tro, andia­mo avan­ti Pag. 2
Docu­men­to di con­vo­ca­zio­ne del con­ve­gno 5
La con­di­zio­ne del­la lot­ta ope­ra­ia sul pia­no inter­na­zio­na­le 9
Il LOTTE E RISTRUTTURAZIONE
Por­to­mar­ghe­ra: ana­li­si del­la ristrut­tu­ra­zio­ne del padro­ne e del­la lot­ta degli ope­rai 13
Rifles­sio­ni sul­le lot­te dal ’68 ad oggi 20
Il pro­get­to del sin­da­ca­to e dei padro­ni 24
Mila­no: la con­ti­nui­tà e la cre­sci­ta del­l’au­to­no­mia 27
Il sin­da­ca­to nel­la cri­si 32
Tori­no: il bloc­co mili­ta­re del­la Fiat 38
Geno­va: rior­ga­niz­za­zio­ne del lavo­ro vivo come ristrut­tu­ra­zio­ne del padro­ne 48
Por­de­no­ne: la strut­tu­ra socia­le gio­ca­ta attor­no al nuo­vo asset­to del­la fab­bri­ca 49
III AUTONOMIA E RISTRUTTURAZIONE NELLA FABBRICA DIFFUSA
La stra­ti­fi­ca­zio­ne di clas­se in Emi­lia 57
Diso­mo­ge­nei­tà pro­dut­ti­va del­le pic­co­le indu­strie 59
La lot­ta ope­ra­ia si mas­si fica nel Sud 63
Docu­men­to del nucleo ope­ra­io Fat­me 69
Pro­get­to di inter­ven­to sugli stu­den­ti nel ter­ri­to­rio 72
IV IL DIBATTITO SULL’ORGANIZZAZIONE
La dire­zio­ne ope­ra­ia 75
Inter­ven­to del­l’As­sem­blea Auto­no­ma del­l’Al­fa Romeo 78
L’au­to­no­mia ope­ra­ia e il movi­men­to 81
L’e­spe­rien­za del­l’au­to­no­mia non si esau­ri­sce nel­la gran­de fab­bri­ca 90
V IL PROGETTO L’ORGANIZZAZIONE LE SCADENZE
La lot­ta ope­ra­ia impo­ne il supe­ra­men­to del grup­po 99
La dire­zio­ne ope­ra­ia deve media­re l’au­to­no­mia e la for­za d’at­tac­co 101
Orga­niz­za­re la for­za ope­ra­ia non sosti­tuir­la 102
Recu­pe­ra­re le for­ze sog­get­ti­ve crea­te dai grup­pi 105
Il comu­ni­smo è matu­ro 109
Par­tia­mo dal­le cose con­cre­te 111

ROSSO n. 7

gior­na­le den­tro il Movimento

  • Le piat­ta­for­me Alfa Romeo – IGNIS – Face Stan­dard – Pirelli
  • 6X6 e 150 ore
  • Lot­te alla Ford di Colo­nia – Lavo­ra­to­ri immigrati
  • Ame­ri­ka Lati­na – MIR MIR Mirafiori

ROSSO anno 2 n. 8

gior­na­le den­tro il movimento

  • FIATALFA due ver­ten­ze esemplari
  • FERMO … ti sospet­to di droga
  • La poli­ti­ca a scuola
  • Cri­si e Petro­lio bom­ba molo­tov del padrone
  • Università–Per un pro­gram­ma di lotta

ROSSO n. 9

  • Obiet­ti­vi chia­ri con­tro il gover­no, con­tro i padroni
  • Don­ne, lot­te e … mimose
  • ALFA – un avver­ti­men­to per i padro­ni, una lezio­ne per le avanguardie
  • ALFA – festa dell’estraneità
  • Mar­ghe­ra – nuo­ve for­me di lotta
  • IGNIS-Ire – lot­ta sul salario
  • Cru­ci­ver­ba
  • Ma che cos’è il nuo­vo model­lo di sviluppo ?
  • Liceo Ber­chet – l’occupazione
  • Napo­li – un con­ve­gno sul­la scuola
  • Scu­si dove si va con que­sto movimento ?
  • Blues, boo­gie, rock e altro ancora
  • Cor­po , ener­gia , rumo­re ( M. Villa )
  • Lo sape­te come si fa a fare un disco di successo
  • Con­tro i prin­ci­pi di pla­sti­ca dei con­cer­ti pop
  • Per una alter­na­ti­va nel cam­po culturale
  • Mez­zo chi­lo di tri­to­lo con­tro l’au­to­no­mia operaia

ROSSO n. 10

gior­na­le den­tro il movimento

  • Edi­to­ria­le
  • Alfa Romeo ‑Un nuo­vo sal­to del­l’au­to­no­mia operaia
  • Lane­ros­si – Ristrut­tu­ra­zio­ne e com­po­si­zio­ne di classe
  • Por­to Mar­ghe­ra – Il dopocontratto
  • Pat Gar­ret e Bil­ly Kid, ovve­ro i con­si­gli del sin­da­ca­to e l’au­to­no­mia operaia
  • Il rifiu­to del lavoro
  • No all’a­bro­ga­zio­ne del divorzio
  • Pari­ni – La poli­ti­ca in mano agli studenti
  • Pado­va – Con­tro la cri­si, con­tro l’in­fla­zio­ne, autoriduzione
  • Mila­no – Poli­tec­ni­co: Auto­no­mia sì, Auto­no­mi­smo no
  • Ma cos’è la famiglia
  • La don­na e la medicina
  • Caro figlio
  • Docu­men­ti – Una, due, tan­te Fiat per risol­ve­re la crisi

ROSSO n.11

gior­na­le den­tro il movimento

  • Edi­to­ria­le – I fasci­sti, i coc­co­dril­li demo­cra­ti­ci e la vio­len­za rivoluzionaria
  • Gli ope­rai e Sos­si: non si bacia­no le vipere
  • Zanus­si – Padro­ni, sin­da­ca­to, operai
  • Por­to Mar­ghe­ra – L’au­to­no­mia ope­ra­ia attac­ca il pro­ces­so di produzione
  • Poli­cli­ni­co – Una vittoria
  • Fat­me – Con­tro cri­si e ristrutturazione
  • Fase poli­ti­ca, auto­no­mia ope­ra­ia e organizzazione
  • Orga­niz­za­zio­ne del lavo­ro alla Fiat di Cassino
  • Grup­pi e orga­ni­smi studenteschi
  • Uni­ver­si­tà – Col­let­ti­vi di cor­so, didat­ti­ca, esame
  • Nien­te ses­so: sia­mo operai
  • Lavo­ro dome­sti­co e salario
  • L’au­to­no­mia fra i lavo­ra­to­ri del­la scuola

ROSSO n. 12 [11]

gior­na­le den­tro il movimento

  • Edi­to­ria­le – Qua­le scin­til­la può incen­dia­re la prateria?
  • Roma – La casa è nostra , guai a chi ce la tocca!
  • Situa­zio­ne lot­te – Scher­zi di stagione
  • Fiat – Gaspa­raz­zo tor­na a casa?
  • Ristrut­tu­ra­zio­ne e com­po­si­zio­ne di classe
  • Rho – C’è chi la chia­ma disob­be­dien­za civile
  • Alfa Romeo – Mobi­li­tà o mobilitazione?
  • Ter­ri­to­rio: nuo­va dimen­sio­ne dell’autonomia
  • Face Stan­dard – Un accor­do «sto­ri­ca­men­te compromesso»
  • ” Ha col­pi­to il padro­ne: allo­ra è fascista! ”
  • Frank Zap­pa. Non si vive di solo pane
  • Dove pas­sa la repressione
  • Decre­ti dele­ga­ti a chi ?
  • Vene­zia – Decre­ti dele­ga­ti e ristrut­tu­ra­zio­ne del­la scuola
  • Il nostro dele­ga­to è meglio , delegatelo
  • Mila­no – E’ set­tem­bre . Ma che sia l’ultimo !
  • Don­ne . Da gran­de farai la domestica
  • Don­ne – Un nuo­vo modo di fare lo sciopero
  • Lot­te ope­ra­ie ’72 – ’73
  • Cri­si : cosa pre­pa­ra il cer­vel­lo capitalista
  • Dal­la cri­si per il movi­men­to al movi­men­to per la crisi