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La CLASSE – anno 1 n. 1 – giornale delle lotte operaie e studentesche

Lot­ta di clas­se per la rivo­lu­zio­ne – Cro­no­lo­gia del­le lot­te ope­ra­ie luglio-dicem­bre ’68 – Lot­te alla petrol­chi­mi­ca – Movi­men­to stu­den­te­sco e sca­den­ze di clas­se – Costi­tuen­te anti­caos – Plu­sva­lo­re e pia­ni­fi­ca­zio­ne (Ranie­ro Pan­zie­ri) – Con l’au­to­ma­zio­ne il padro­ne attac­ca… – Cottimo=sfruttamento – L’au­to­ma­zio­ne ope­ra­ia nel set­to­re del­l’au­to a Detroit – La piaz­za Sta­tu­to di Bat­ti­pa­glia – Con­tro i ghet­ti del­la giu­sti­zia ita­lia­na – Il peso del­la paro­la stampata

La CLASSE – anno 1 n. 3 – giornale delle lotte operaie e studentesche

Le sca­den­ze del­la vio­len­za – Cro­no­lo­gia del­la lot­te ope­ra­ie – Roma-note su alcu­ni pro­ble­mi del movi­men­to stu­den­te­sco roma­no – Mate­ria­li dei comi­ta­ti di base del­le fab­bri­che di Roma e pro­vin­cia – Dibat­ti­to sul­la Orga­niz­za­zio­ne – Bolo­gna lot­ta alla Duca­ti – Val­da­gno un anno dopo – Super­sfrut­ta­men­to ope­ra­io nel­l’i­so­la ros­sa – Cronache 

La CLASSE – anno 1 n.5 – giornale delle lotte operaie e studentesche

FIAT : ades­so, l’at­tac­co – Cro­na­che – Occu­pa­to l’i­sti­tu­to di Fisi­ca da par­te dei tec­ni­ci – Per­ché si occu­pa il L.I.G.B. di Napo­li – Cha­til­lon – Petrol­chi­mi­ca Por­to Tor­res esplo­de la lot­ta ope­ra­ia – La pol­ve­rie­ra del Sud – Assem­blea ope­ra­ia alle Fat­me – U.S.A. lot­te di stu­den­ti – La fab­bri­ca RAI

Nota: a pag.8 ridur­re lo zoom 

La CLASSE – anno 1 n. 9 – giornale delle lotte operaie e studentesche

FIAT : avan­guar­die di clas­se degli ope­rai in lot­ta – Cro­na­che – Accor­di per bloc­ca­re la lot­ta – Docu­men­ti – Sca­den­ze di clas­se e orga­niz­za­zio­ne del movi­men­to – Come si caval­ca la tigre – Le nuo­ve scel­te dei sin­da­ca­ti – I Que­sto­ri arri­va­no in cel­lu­la­re – ‘’Agri­col­tu­ra 1980’’ – Con­tro le scuo­le-pri­gio­ni – Inchie­sta sul­la FIAT

La CLASSE – anno 1 n.11 – giornale delle lotte operaie e studentesche

Dal­le lot­te l’or­ga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia per il pote­re – Ope­rai FIAT : gene­ra­liz­za­re la lot­ta – Cre­sci­ta del livel­lo di clas­se – Auto­no­mia e orga­niz­za­zio­ne attra­ver­so la lot­ta – 1° Con­ve­gno nazio­na­le Petrol­chi­mi­che e Chi­mi­co-Tes­si­li – Comi­ta­ti di base e obiet­ti­vi di clas­se – Lo dico­no loro – Lot­ta di clas­se-Cri­si del­lo Sta­to – I provocatori

LINEA DI MASSA/​4 – documenti della lotta di classe

Il qua­dro com­ples­si­vo del­la con­ti­nui­tà del­le lot­te ope­ra­ie in Ita­lia negli anni ses­san­ta e in par­ti­co­la­re del CICLO DELLE LOTTE DEL 1968, come pas­sag­gio attra­ver­so il qua­le matu­ra la cre­sci­ta di un nuo­vo livel­lo poli­ti­co del­lo scontro.

Potere Operaio del lunedì n°0

Sup­ple­men­to a Pote­re Ope­ra­io , in atte­sa di autorizzazione .

Atti del seminario di Padova

da Atti del semi­na­rio di Pado­va (28 luglio – 4 ago­sto 1973), Edi­to­ria­le di Pote­re ope­ra­io n. 50

Rico­min­cia­re da capo non signi­fi­ca tor­na­re indietro


Per­chè uscia­mo dal grup­po
Per­chè sce­glia­mo l’ Auto­no­mia orga­niz­za­ta
Non tor­nia­mo indie­tro andia­mo avan­ti

Per­chè rico­min­cia­mo dac­ca­po dopo die­ci anni da quel­la Piaz­za Sta­tu­to, mai abba­stan­za male­det­ta da padro­ni e rifor­mi­sti, che è sta­ta il nostro con­gres­so di fon­da­zio­ne?
Per­chè cre­dia­mo oggi fon­da­men­ta­le una radi­ca­le cam­pa­gna di ret­ti­fi­ca di linea e di dis­so­lu­zio­ne del­la «strut­tu­ra di grup­po», una vera e pro­pria rivo­lu­zio­ne cul­tu­ra­le nell’ambito del­la orga­niz­za­zio­ne del­la sini­stra rivo­lu­zio­na­ria?
Per­chè e come ripro­po­nia­mo il tema dell’organizzazione di clas­se, dopo que­sti die­ci anni di cre­sci­ta del movi­men­to e alcu­ni momen­ti di ege­mo­nia sul movi­men­to rivo­lu­zio­na­rio com­ples­si­vo?
Qua­li sono le pri­me sca­den­ze, i pri­mi ele­men­ti di pro­gram­ma e le for­me di orga­niz­za­zio­ne che una fase di chia­ri­men­to, di dibat­ti­to e di lot­ta poli­ti­ca ha enu­clea­to e sul­la qua­le dob­bia­mo pro­var­ci?
Auto­no­mia ope­ra­ia e rifiu­to del lavo­ro sono la for­ma e il con­te­nu­to del for­mi­da­bi­le sal­to in avan­ti che, da Piaz­za Sta­tu­to a Cor­so Tra­ia­no, da Via Tibal­di all’11 mar­zo ’72, dal­le pri­me azio­ni di lot­ta arma­ta al mar­zo ’73 di Mira­fio­ri, la clas­se ope­ra­ia, e l’intero movi­men­to rivo­lu­zio­na­rio del pro­le­ta­ria­to sot­to la sua dire­zio­ne, han­no com­piu­to. Ma auto­no­mia ope­ra­ia e rifiu­to del lavo­ro non sono mai riu­sci­ti a tro­va­re una media­zio­ne orga­niz­za­ti­va che non fos­se momen­ta­nea e spon­ta­nea.
Ogni ten­ta­ti­vo orga­niz­za­ti­vo ha al con­tra­rio scis­so e sepa­ra­to que­sti ter­mi­ni com­ple­men­ta­ri: que­sta scis­sio­ne è sta­ta il fon­da­men­to dell’opportunismo di destra e di sini­stra.
L’opportunismo di destra ha esal­ta­to l’autonomia, rin­ne­gan­do i con­te­nu­ti mate­ria­li di cui que­sta si nutri­va: al rifiu­to del lavo­ro, agli obiet­ti­vi comu­ni­sti di appro­pria­zio­ne ha di nuo­vo sosti­tui­to l’orizzonte socia­li­sta del­la con­trat­ta­zio­ne isti­tu­zio­na­le, la cosid­det­ta auto­no­mia del poli­ti­co e un con­se­guen­te pro­gram­ma di più equa ripar­ti­zio­ne dei red­di­ti. L’opportunismo di sini­stra ha iste­ri­ca­men­te esal­ta­to la volon­tà di rot­tu­ra e di scon­tro del­le avan­guar­die del rifiu­to del lavo­ro, disper­den­do tut­ta­via nel deli­rio gau­chi­sta ogni capa­ci­tà di inter­pre­ta­re il movi­men­to di mas­sa, ceden­do alla ten­ta­zio­ne di un ter­ro­ri­smo sen­za prin­ci­pi, pre­da per­ciò di nuo­vo dell’iniziativa pro­vo­ca­to­ria dei livel­li isti­tu­zio­na­li del capi­ta­le. Sul pia­no poli­ti­co sia l’opportunismo di destra che quel­lo di sini­stra sono quin­di neces­sa­ria­men­te sci­vo­la­ti in una pra­ti­ca buro­cra­ti­ca, dele­ga­ta, tar­do­co­mu­ni­sta: i grup­pi sono oggi extra­par­la­men­ta­ri solo di nome, in real­tà tut­te le loro sca­den­ze han­no fini­to con l’essere par­la­men­ta­ri e isti­tu­zio­na­li e ogni loro strut­tu­ra ha fini­to per ripe­te­re i model­li obso­le­ti del­la rap­pre­sen­tan­za poli­ti­ca, del­la dele­ga, del­la tra­di­zio­ne ter­zin­ter­na­zio­na­li­sta.
Miglia­ia di com­pa­gni sono sta­ti costret­ti a una pic­co­la e meschi­na pra­ti­ca mino­ri­ta­ria lad­do­ve poche deci­ne di ope­rai, negli anni ’60, lega­ti alle mas­se, ogni gior­no rin­no­van­do la sco­per­ta del rifiu­to del lavo­ro, era­no riu­sci­ti a for­ma­re l’avanguardia mag­gio­ri­ta­ria del pro­le­ta­ria­to, a impor­re un sal­to in avan­ti qua­li­ta­ti­vo, fon­da­men­ta­le e irre­ver­si­bi­le, ai com­por­ta­men­ti ope­rai e alle lot­te. Solo una dire­zio­ne ope­ra­ia, diret­ta e imme­dia­ta, può oggi ricon­giun­ge­re auto­no­mia e rifiu­to del lavo­ro.
La dire­zio­ne ope­ra­ia si eser­ci­ta pri­ma di tut­to nel man­te­ni­men­to dei livel­li di pote­re rag­giun­ti nel rap­por­to tra ope­rai e capi­ta­le.
Livel­li di pote­re che si chia­ma­no assen­tei­smo, sabo­tag­gio, rifiu­to di tut­te le for­me incen­ti­van­ti e noci­ve del lavo­ro, sol­di; che si chia­ma­no capa­ci­tà di lot­ta con­tro la cri­si e con­tro lo svi­lup­po, con­tro ogni for­ma del coman­do capi­ta­li­sti­co; che si chia­ma­no rifiu­to di ogni for­ma di con­trat­ta­zio­ne e di par­te­ci­pa­zio­ne, di ogni ten­ta­ti­vo isti­tu­zio­na­le, sin­da­ca­le o par­ti­ti­co, di con­trol­lo dell’autonomia. Ma tut­to ciò non basta. La dire­zio­ne ope­ra­ia non si svol­ge oggi sola­men­te sul ter­re­no dei rap­por­ti di for­za fra ope­rai e capi­ta­le. Essa affron­ta anche i pro­ble­mi del­la secon­da fase: i pro­ble­mi cioè del rap­por­to clas­se-par­ti­to.
I livel­li di pote­re che l’autonomia ope­ra­ia sa tene­re in fab­bri­ca e nel­la socie­tà ten­do­no neces­sa­ria­men­te a tra­sfor­mar­si in livel­li di attac­co.
La coscien­za di mas­sa del pote­re ope­ra­io si tra­du­ce in for­za sog­get­ti­va e in ini­zia­ti­va di avan­guar­dia. Il rifiu­to del­la con­trat­ta­zio­ne si tra­sfor­ma in com­por­ta­men­to di appro­pria­zio­ne.
La lot­ta con­tro gli infi­ni­ti ten­ta­ti­vi padro­na­li di repres­sio­ne, si svi­lup­pa in capa­ci­tà di soste­ne­re e diri­ge­re pri­mi momen­ti di lot­ta arma­ta anti­ca­pi­ta­li­sti­ca. Il tem­po è matu­ro per­chè que­sta secon­da fase sia per­cor­sa inte­ra­men­te dal­le for­ze di mas­sa auto­no­me del­la clas­se ope­ra­ia. Ope­rai e capi­ta­le, clas­se e par­ti­to; auto­no­mia e rifiu­to del lavo­ro, appro­pria­zio­ne e mili­ta­riz­za­zio­ne: que­sti sono i temi su cui si pro­va la matu­ri­tà del­la dire­zio­ne di clas­se ope­ra­ia.
Il loro lega­me è dia­let­ti­co, e cioè uni­ta­rio e arti­co­la­to: solo una dire­zio­ne ope­ra­ia cen­tra­liz­za­ta può domi­na­re que­sta arti­co­la­zio­ne e impor­re que­sta uni­tà. Ciò signi­fi­ca che la paro­la d’ordine del­la cen­tra­liz­za­zio­ne, matu­ra­ta attra­ver­so l’esperienza dei grup­pi, non è da noi abban­do­na­ta. Ma si trat­ta di dare car­ne e san­gue a quel­la che è sta­ta una paro­la d’ordine pura­men­te ideo­lo­gi­ca. È per que­sto che, di fron­te al fal­li­men­to neces­sa­rio dei grup­pi, la fusio­ne mate­ria­le del poten­zia­le di dire­zio­ne può dar­si solo alla base, solo den­tro l’autonomia ope­ra­ia.
La cen­tra­liz­za­zio­ne, il par­ti­to non sono dei miti, non sono la solu­zio­ne dele­ga­ta del pro­ble­ma del­la dire­zio­ne col­let­ti­va del pro­le­ta­ria­to: sono inve­ce un pro­ces­so di lot­te e di orga­niz­za­zio­ne, vis­su­to ogni gior­no, nel dif­fi­ci­le cam­mi­no del­la for­ma­zio­ne orga­niz­za­ti­va del pro­gram­ma.
Il nostro pro­ble­ma non è altro che quel­lo di con­giun­ge­re in modo cor­ret­to, e quin­di effi­ca­ce, la com­pat­ta auto­no­mia del­la clas­se ope­ra­ia e i movi­men­ti del­la sua avan­guar­dia. La clas­se ope­ra­ia si fa par­ti­to attra­ver­so la cen­tra­liz­za­zio­ne dei pro­pri movi­men­ti.
Que­sto pro­ces­so di par­ti­to può esse­re anti­ci­pa­to solo attra­ver­so la cen­tra­liz­za­zio­ne di base, pra­ti­ca e non ideo­lo­gi­ca, attua­ta nel­la con­cen­tra­zio­ne di una for­za di mas­sa e di un’iniziativa di attac­co.
È per que­sto che la cen­tra­liz­za­zio­ne che pro­po­nia­mo e comin­cia­mo a met­te­re in atto per noi stes­si si pre­sen­ta come for­za espan­si­va, come strut­tu­ra espan­si­va, che rac­co­glie per esal­ta­re (e non per illan­gui­di­re, come avvie­ne nei grup­pi) ogni ini­zia­ti­va pro­le­ta­ria con­tro il lavo­ro.
Ciò non­di­me­no que­sta cen­tra­liz­za­zio­ne è un fat­to rea­le: è fusio­ne di volon­tà sog­get­ti­va, è capa­ce di bat­te­re la cicli­ci­tà del­le lot­te domi­na­te dal sin­da­ca­to e dal padro­ne, per impor­re sem­pre l’iniziativa di attac­co. Ma quel­lo che deve esse­re chia­ro è di nuo­vo que­sto: che la media­zio­ne teo­ri­ca, l’articolazione pra­ti­ca, la cen­tra­liz­za­zio­ne deci­sio­na­le di attac­co con­tro la cicli­ci­tà del movi­men­to, noi non le rico­no­scia­mo a nes­sun mec­ca­ni­smo dele­ga­to, non le ponia­mo den­tro a nes­su­na divi­sio­ne del lavo­ro, non le fis­sia­mo in nes­su­na strut­tu­ra ver­ti­ca­le. Se un par­ti­to ope­ra­io ade­gua­to all’attuale com­po­si­zio­ne poli­ti­ca del­la clas­se ope­ra­ia, e cioè impian­ta­to sull’esperienza che le lot­te e il rifiu­to del lavo­ro han­no deter­mi­na­to nel­la clas­se ope­ra­ia, deve nasce­re, esso nasce­rà solo dal­la diret­ta capa­ci­tà ope­ra­ia di appro­priar­si pri­ma di tut­to del­la pro­pria orga­niz­za­zio­ne.

 L’Autonomia orga­niz­za­ta

Pri­me espe­rien­ze dell’autonomia orga­niz­za­ta, nel­le gran­di fab­bri­che e sul ter­re­no socia­le, sono date. Un pri­mo pro­ces­so di orga­niz­za­zio­ne nazio­na­le di que­ste emer­gen­ze dell’autonomia è comin­cia­to.
Noi rico­no­scia­mo in que­sto pri­mo pro­ces­so un’indicazione orga­niz­za­ti­va vali­da e quin­di una sede di lavo­ro poli­ti­co.
Noi rite­nia­mo che l’inserimento di qua­dri ester­ni nel lavo­ro poli­ti­co del­le assem­blee e dei comi­ta­ti auto­no­mi deb­ba por­ta­re a una fusio­ne com­ple­ta, e che que­sto sia impor­tan­tis­si­mo per la costru­zio­ne di una capa­ci­tà gene­ra­le di dire­zio­ne e di ege­mo­nia poli­ti­ca sul movi­men­to da par­te degli ope­rai d’avanguardia.
Il pro­ces­so dell’autonomia orga­niz­za­ta va ulte­rior­men­te spin­to in avan­ti, acce­le­ra­to den­tro le sca­den­ze di lot­ta e di orga­niz­za­zio­ne che l’autonomia si dà. La cam­pa­gna di mas­sa per l’affermazione del­la dire­zio­ne ope­ra­ia sul movi­men­to, per la dis­so­lu­zio­ne di ogni ester­ni­tà o dele­ga orga­niz­za­ti­va va imme­dia­ta­men­te svi­lup­pa­ta.
Nel­la for­mi­da­bi­le con­ti­nui­tà del movi­men­to ita­lia­no abbia­mo la pos­si­bi­li­tà di usa­re la cri­si dei grup­pi come momen­to posi­ti­vo per l’allargamento del­la con­ce­zio­ne e dell’organizzazione del­la gestio­ne auto­no­ma del pote­re ope­ra­io: que­sta pos­si­bi­li­tà non dob­bia­mo per­der­la! Se orga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia è orga­niz­za­zio­ne dell’organizzazione, se lot­te e orga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia in ter­mi­ni di gestio­ne, di pote­re, sono la stes­sa cosa, il pro­ces­so di par­ti­to è inte­ra­men­te un pro­ces­so di lot­te. Oggi a noi spet­ta di vede­re assie­me la solu­zio­ne ini­zia­le del pro­ble­ma dell’organizzazione, così come sia­mo venu­ti affron­tan­do­lo, e il pro­get­to di ria­pri­re la lot­ta per l’organizzazione? La sca­den­za è vici­na.
Il rifor­mi­smo ten­ta dispe­ra­ta­men­te di sta­bi­liz­zar­si: ma tut­to ci dimo­stra come il ten­ta­ti­vo sia vano. Il pro­ble­ma non è di sape­re se il rifor­mi­smo riu­sci­rà a pas­sa­re oppu­re no: que­sto pro­ble­ma lo abbia­mo risol­to con le lot­te degli anni ’60, dimo­stran­do la defi­ni­ti­va scon­fit­ta sto­ri­ca di ogni pro­po­sta di accom­pa­gna­re lo svi­lup­po del­lo sfrut­ta­men­to al con­sen­so del­la clas­se ope­ra­ia.
Il pro­ble­ma è di sape­re se la scon­fit­ta del rifor­mi­smo tro­ve­rà la clas­se ope­ra­ia pron­ta a gesti­re il pro­ces­so rivo­lu­zio­na­rio del­la pre­sa del pote­re e dell’instaurazione del comu­ni­smo. È que­sta l’ultima sca­den­za che ci inte­res­sa.
Il nostro sfor­zo orga­niz­za­ti­vo è quin­di vol­to alla pre­pa­ra­zio­ne di que­sto momen­to, attra­ver­so un eser­ci­zio con­ti­nuo del pote­re ope­ra­io nel­le fab­bri­che e nel­la socie­tà, insie­me cau­sa del­la cri­si capi­ta­li­sti­ca e pro­ces­so di orga­niz­za­zio­ne ope­ra­ia per il comu­ni­smo.
Le lot­te che stan­no apren­do­si, sul sala­rio con­tro gli effet­ti repres­si­vi dell’inflazione, con­tro il lavo­ro sull’orario e la gior­na­ta lavo­ra­ti­va, que­ste lot­te ci impe­gna­no a svi­lup­par­le in que­sto sen­so radi­ca­le, come pre­fi­gu­ra­zio­ne del­lo sboc­co rivo­lu­zio­na­rio.
Lot­te e orga­niz­za­zio­ne sono tutt’uno per­chè vin­ce­re e svi­lup­pa­re l’organizzazione comu­ni­sta del­la socie­tà è tutt’uno.
Que­sto è l’ultimo nume­ro di «Pote­re Ope­ra­io».
La cre­sci­ta del­la dire­zio­ne ope­ra­ia del­le lot­te e dell’organizzazione ha dis­sol­to le istan­ze orga­niz­za­ti­ve dei grup­pi. Par­te dei com­pa­gni che oggi sot­to­scri­vo­no quest’ultimo nume­ro di «Pote­re Ope­ra­io» ne han­no vis­su­to l’intera espe­rien­za. E non la rin­ne­ga­no.
I grup­pi, inter­pre­tan­do in manie­ra sba­glia­ta un pro­ble­ma vero, quel­lo cioè dell’omogeneizzazione nazio­na­le dell’intervento, han­no per­mes­so a noi tut­ti di cre­sce­re nel­la coscien­za di clas­se e nel­la disci­pli­na dell’organizzazione.
Ma ora i com­pa­gni deb­bo­no di nuo­vo, come sem­pre han­no fat­to, con­fron­ta­re gli esi­ti del­la loro espe­rien­za alle esi­gen­ze dell’organizzazione ope­ra­ia e al pro­ces­so del­la sua cre­sci­ta: con deter­mi­na­zio­ne, sen­za timi­dez­za, sen­za rimor­si ognu­no deve deci­de­re da che par­te sta­re.
Noi abbia­mo scel­to l’autonomia orga­niz­za­ta e la dire­zio­ne ope­ra­ia. Se gli altri com­pa­gni inten­do­no con­ti­nua­re a gri­da­re lo slo­gan «pote­re ope­ra­io», si ral­le­gri­no, anche noi con­ti­nue­re­mo a far­lo: qui non ci sono mag­gio­ran­ze o mino­ran­ze, la nostra espe­rien­za rico­no­sce que­sti rap­por­ti di coman­do e di disci­pli­na solo alla e nei con­fron­ti del­la dire­zio­ne ope­ra­ia.
Pote­re ope­ra­io, dun­que, ma – e in que­sto sia­mo set­ta­ri – solo nel­la for­ma e nei tem­pi rico­no­sciu­ti e gui­da­ti dall’autonomia ope­ra­ia orga­niz­za­ta.
Abbia­mo rifiu­ta­to il grup­po e la sua logi­ca per esse­re nel movi­men­to rea­le per esse­re nell’Autonomia orga­niz­za­ta

da Atti del semi­na­rio di Pado­va (28 luglio – 4 ago­sto 1973), Edi­to­ria­le di Pote­re ope­ra­io n. 50

ROSSO n.15

gior­na­le den­tro il movimento

pri­ma parte

SOMMARIO

  • Le gior­na­te d’aprile
  • Il ter­ro­ri­smo di Sta­to: l’al­tra fac­cia del­la crisi
  • ROMA – Sono auto­no­mi? Spa­ra­te a vista
  • TORINO-FIAT – Agnel­li inau­gu­ra la “cit­tà ghetto”
  • MILANO-STATALE – La con­se­gna è: “restau­ra­re il domi­nio del sapere”
  • IL PCI: non è qui, è… di guar­dia alla … “demo­cra­zia”
  • IL SINDACATO: dove non arri­va la poli­zia arri­va la … “poli­zia operaia”
  • I GRUPPI: il “nostro” estre­mi­smo, il “vostro” oppor­tu­ni­smo e il “loro” oppor­tu­ni­smo ( rispo­sta a LC e PDUP )
  • Il ter­ro­ri­smo di Sta­to ha un obiet­ti­vo: l’au­to­no­mia operaia
  • Il nuo­vo modo di fare la … repressione
  • CASO GIROTTO: a col­pi di spia
  • CASO VALENTINI: la “liber­tà di delazione”
  • CASO LEVATI: la “dela­zio­ne di classe”
  • GERMANIA – Per­chè tan­ta pau­ra del­la R.A.F.?
    • La nostra tor­tu­ra è meglio: non lascia tracce
    • Sar­tre va a tro­va­re Bader. E dichiara …
    • Dopo Lorenz: un lun­go week-end di terrore
  • U.S.A. – L’FBI ha un pro­get­to: con­trol­la­re tut­ti, o ucciderli
  • Ille­ga­li­tà del­le lot­te fon­te del diritto
  • E se non fos­se­ro tut­ti fascisti
  • Cro­no­lo­gia
  • ROMA – Il Poli­cli­ni­co è ros­so. Imprigionatelo!
  • DANIELE PIFANO – Usa ” sca­val­ca­re le richie­ste sindacali ” … 
    • Una let­te­ra dal carcere
  • Dopo Arge­la­to: scri­vo­no i com­pa­gni svizzeri
  • FABRIZIO CERUSO – “Per i padro­ni sia­mo tut­ti delinquenti” 
    • Par­la il padre
    • Par­la­no i com­pa­gni di Tivoli
  • BRUNO VALLI – Un “mitra assurdo” ?
  • L’ag­gua­to di Firenze
  • Pro­ces­so Ogni­be­ne: la paro­la all’imputato 

secon­da parte